La politica prova ad abolire la prescrizione

Nelle linee guida del Vaticano sulla pedofilia si parla per la prima volta dell’abolizione della prescrizione del reato. Ovviamente la novità, se introdotta, riguarderà solo il diritto canonico, che fino ad oggi prevede la decadenza del crimine dopo dieci anni dal diciottesimo compleanno della vittima. La legislazione italiana, invece, estingue il reato entro dieci anni da quando è stato commesso. Questo perché nel 2005, con la legge ex Cirielli, è stato stabilito che il tempo necessario a prescrivere corrisponda direttamente al massimo della sanzione. Per la violenza sessuale, quindi, la pena massima prevista è di 10 anni, di conseguenza entro tale termine si prescrive anche il reato di atti sessuali su minori.
Perché in Italia il reato di pedofilia non esiste. E’ previsto, invece, il caso specifico di "atti sessuali su minori", poiché il coinvolgimento di un minorenne in attività sessuali, anche non caratterizzate da alcun tipo di violenza o minaccia, è di per sé considerato criminale, ed è prevista una pena da cinque a dieci anni.
Nei paesi in cui la correlazione introdotta dalla ex Cirielli fra massimo edittale e prescrizione non esiste, è possibile agire con maggiore tempestività per adeguare la legge a quelle che sono le necessità sociali. In Olanda, il reato di abusi si estingue in 20 anni dal momento in cui la vittima diventa maggiorenne. Ed il governo olandese sta discutendo la possibilità di rendere il reato imprescrittibile. In Germania i conservatori hanno proposto un "allungamento" dei tempi a 30 anni, rispetto agli attuali 10-20 anni, a seconda dei casi. Tra l’altro in molti di questi paesi potrà essere applicata l’indicazione che viene dalla Santa sede, ovvero che "la diocesi indaga su qualsiasi sospetto di abusi sessuali da parte di un religioso nei riguardi di un minore" e che "va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte". Infatti dall’America alla Francia, i vescovi hanno la responsabilità dei sarcedoti loro sottoposti. E di conseguenza avranno l’obbligo di denunciarli. La stessa cosa che deve fare il preside di una scuola se scopre l’abuso da parte di uno degli insegnanti.
In Italia i vescovi non esercitano diretta responsabilità, quindi possono querelare, ma non sono costretti a farlo. "Prevedere l’imprescrittibilità non è semplice - spiega Lanfranco Tenaglia, deputato democratico membro della commissione Giustizia - bisognerebbe alzare la pena, che adesso è di dieci anni, e non mi sembrerebbe neanche sbagliato, considerato il tipo di reato, per poi di conseguenza elevare i termini di estinzione".
Per il radicale Maurizio Turco, un cambiamento sulla prescrizione è necessario: "Il tempo di maturazione della consapevolezza di questi reati - spiega Turco - è molto lungo. Quindi io sarei il primo a chiedere che non decadano. Ma temo che non ci sia la volontà politica, e una proposta di legge in tal senso sarebbe solo un atto pro forma". Turco pensa di non avere i numeri, ma non ha ancora fatto i conti con la collega del Popolo della libertà, Angela Napoli: "Sono assolutamente contraria all’applicazione della prescrizione per un reato così grave - ha dichiarato la Napoli - prevederla significa incoraggiare la reiterazione. Alla luce, purtroppo, dei fatti eclatanti che stanno emergendo, all’aggravamento oltre alla rapida divulgazione, io credo che non si possa più consentire di prescrivere. Il 5 maggio - ha concluso la deputata del Pdl in occasione della seconda giornata mondiale della pedofilia, mi farò promotrice di una modifica del codice penale che preveda proprio l’abolizione dei termini di prescrizione per un crimine così diffamante".
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