Politica dell’insulto

Dalla Rassegna stampa

Una giovane signora fa sedere la sua bambina di quattro o cinque anni sul sedile di un autobus affollato. Si avvicina una anziana donna agitatissima, urlando insulti all’indirizzo della giovane signora. Grida che il posto spetta di diritto a lei, che è anziana e malata, non alla bambina. La signora si affretta a fare alzare la figlia. L’anziana, ormai seduta, ma non soddisfatta, continua a lanciare improperi ad alta voce. Alcune persone cercano di calmarla, dicendole: "Adesso basta, la bambina le ha lasciato il posto". Ma l’anziana continua a inveire ancora per un po’. Quella donna non sa di appartenere a una categoria di individui che svolge un ruolo importante, benché funesto, nella vita sociale. Ci sono, in ogni momento, molte persone che hanno accumulato frustrazioni e hanno una gran voglia di prendersela con qualcuno, con chicchessia. Se si tratta di persone anziane tutto finisce, in genere, con qualche alterco verbale. Se si tratta di giovani, invece, la voglia di scaricare sugli altri le proprie private frustrazioni può anche portare alla violenza.
 
 Frustrazione e conseguente aggressività hanno, come tutti sanno, un gran peso nella vita quotidiana. Non si riflette però a sufficienza sul fatto che la politica, sua natura, è la sfera dell’agire umano che meglio di tutte si presta a canalizzare le frustrazioni private e a trasformarle in aggressività individuale e collettiva. Non c’è niente che come la politica riesca a dare alle persone delle giustificazioni "nobili" per la loro voglia di menar le mani. Ce n’è per tutti i gusti: chiunque può raccattare, nel vasto repertorio messo a disposizione dalla politica, una Nobile Causa che funga da pretesto. Si pensi alla violenza politica.
 
 Molti "manovali" della violenza (non tutti, ma molti sì) sono persone frustrate che hanno trovato nella Causa una valvola di sfogo. Ma si pensi anche all’aggressività verbale che caratterizza la politica democratica (e che non è una specialità solo italiana). I leader si insultano perché sanno che ciò piace ai rispettivi sostenitori o ai più esagitati fra loro. E questi ultimi non si lasciano sfuggire un’occasione per imitarli. Non vanno prese troppo sul serio le giustificazioni "politiche" che le persone danno della loro aggressività. Spesso, la vera ragione sta nel semplice ma inconfessabile desiderio di fare un po’ di male al primo che capita.

© 2011 Sette (Corriere della Sera). Tutti i diritti riservati

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