Politica e appetiti

Dalla Rassegna stampa

La politica dovrebbe essere l’attività in cui la competenza dei protagonisti dovrebbe integrarsi con il loro spirito di servizio a favore della cittadinanza. La realtà però è molto diversa perché ormai di identifica con un immaginario che rinvia ad un’attività percepita come molto appetibile perché, volendo, in cambio di un impegno minimo se non nullo si può ricevere molto da diversi punti di vista. Già alla fine dell’800, quando i parlamentari non godevano ancora di alcun genere di compenso, il socialista Antonio Labriola affermava che “divenire deputato suona in Italia come un’occupazione piacevole e fruttuosa, sia pure soltanto per soddisfare la vanità”.

Oggi la situazione si è decisamente evoluta in “meglio”, almeno per chi pensa alla politica come una sfera di attività da orientare a proprio vantaggio, sia perché sono previste cospicue indennità e benefit, sia perché, rispetto ad allora, si sono moltiplicati ruoli e incarichi da ricoprire (consiglieri regionali, deputati al parlamento europeo, presidenti e consiglieri di enti pubblici,). Inoltre non dobbiamo dimenticare che la politica oggi rappresenta per molti non tanto il punto di arrivo di una lunga esposizione pubblica e di un rilevante training nelle diverse realtà della società civile, per servire i cittadini (sembra retorica, ma così dovrebbe essere) bensì, per i più furbi e maneggioni, un trampolino di lancio per andare oltre, cioè per rafforzare il proprio potere e dunque distribuire/ottenere favori ad personam. Se in passato il vantaggio personale era spesso decisamente meno rilevante rispetto a quello ottenuto dalla propria parte politica, oggi tale forma di “pizzo” istituzionale necessario a foraggiare l’organizzazione partitica, è praticamente scomparso. Lo dimostra, in fondo, il fatto che si ricorre sempre più spesso a scambi basati su “beni di consumo” e di “servizio” (a cominciare dalle escort) piuttosto che sul denaro.
A peggiorare il quadro già piuttosto nero, va anche detto che è ormai provata una maggiore presenza (soprattutto nei consigli e nelle giunte amministrative locali) di figure direttamente legate alla malavita e non solo nelle realtà in cui la criminalità organizzata è tradizionalmente più presente. La politica, dunque, nel suo complesso ha finito inevitabilmente per assumere l’immagine di un’attività strettamente connessa con il malaffare, con l’illegalità e, quando va bene, con “appetiti” individuali. Droga, escort, lusso sono ormai gli ingredienti sempre più spesso presenti nelle narrazioni che descrivono la degenerazione del mondo politico. Per sapere quanto tale narrazione si è diffusa basterebbe chiedere alle persone, ma soprattutto ai giovani, cosa pensano del mestiere del politico, insomma come ritengono agisca un parlamentare o una figura assimilabile e si avrebbe il certo non edificante quadro della considerazione che gode oggi la politica come attività socialmente utile. Un duro colpo alla credibilità della attività politica, mai peraltro molto alta nel nostro Paese, è tuttavia stato inferto dall’attuale tormentata fase storica che ha visto il Presidente del Consiglio non solo denigrare direttamente il significato della rappresentanza politica (ritenuta in sostanza solo una sorta di ostacolo alla decisione del leader) ma anche svilirne il valore proponendo regolarmente candidature di giovani donne quasi tutte selezionate sulla base di curricula basati più su qualità estetiche e su acerbe attività di spettacolo più che per la loro competenza e preparazione sui problemi della comunità nazionale.
Anche questo è un modo per allontanare la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni rappresentative. Siccome però la politica (pur contenendo una fisiologica e comprensibile porzione di vanità personale e munifiche entrate economiche) è qualcosa di diverso dall’intrallazzo festaiolo, come dimostrano i molti rappresentanti che, senza clamore e rinunciando ai riflettori dei mass media, lavorano con competenza e serietà, sarebbe opportuno cominciare a costruire un’altra narrazione della politica. In questo senso un compito decisivo spetta alle numerose e variegate aggregazioni di società civile che operano nel sociale le quali, proprio per questo, sono portatrici di una più o meno indiretta visione politica del mondo che sarebbe importante valorizzare maggiormente come punto di riferimento per rilanciare una nuova idea del rapporto tra il Paese e la sua rappresentanza.
 

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