Polemiche con la mira sbagliata

Dalla Rassegna stampa

È una vecchia abitudine italiana: quando comincia la campagna elettorale sembra che al governo, prima, non ci sia stato nessuno. Ma qui siamo a un massimo. Silvio Berlusconi nell’intervista di ieri non soltanto rinnega misure prese dal governo Monti con il voto anche del suo partito (come subito gli rimprovera chi invece non le ha votate). Rinnega addirittura ciò che ha fatto il suo ultimo governo.

E se si tratta di rilanciare l’economia, abolire l’Imu appare una scelta poco adatta.

Se si sostiene che a impedire la crescita economica è la nuova disciplina di bilancio europea (il «Fiscal Compact»), l’Italia l’ha realizzata impegnandosi a portare il bilancio dello Stato in pareggio nel 2013. Quell’impegno, come ha più volte ricordato Mario Monti, fu preso dal governo Berlusconi. Anzi nella versione di Giulio Tremonti, allora ministro dell’Economia, fu contrattato direttamente dalla presidenza del Consiglio con le autorità europee.

Vero è che il governo Berlusconi non aveva approvato misure sufficienti a raggiungere sul serio quel traguardo. All’aggiunta ha provveduto Monti. Ciò nonostante l’austerità che oggi sperimentiamo è in gran parte dovuta alle misure di Berlusconi. Secondo un’analisi dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo, l’effetto recessivo sull’economia tra 2012 e 2013 va attribuito in misura di meno due punti di prodotto lordo a provvedimenti decisi dal governo precedente, in misura di meno 0,6 punti ai provvedimenti del governo attuale. Inoltre, se l’Italia non avesse approvato il «Fiscal Compact», Mario Draghi non avrebbe mai potuto ottenere il consenso di Angela Merkel al piano salva-euro annunciato dieci giorni fa. O meglio, il piano Draghi non sarebbe mai esistito, lo spread sarebbe alle stelle con effetti disastrosi sul costo e sulla disponibilità di credito per le nostre imprese, dunque con un freno alla crescita ben più energico.

Sostenere che l’euro è in crisi perché «la Germania non consente che la Bce batta moneta» rischia ora di minare l’opera di Draghi. Se tanti tedeschi hanno preso male le recenti decisioni della Banca centrale europea, è proprio perché temono che sottobanco questo comportino: stampare moneta per consentire agli Stati deboli di indebitarsi senza freni. E’ probabile che le parole di Berlusconi saranno rinfacciate a Draghi quando si presenterà davanti al Bundestag, il Parlamento tedesco, per confutare quei timori.

E’ da tutti condiviso che per uscire dalla recessione sarebbe utile ridurre il carico fiscale. Nel giudizio del governo Monti per ora non si può, perché si rischierebbe di rinnovare l’allarme sulla solidità del bilancio italiano. Ma, nel caso, per ottenere l’effetto più ampio e più rapido bisognerebbe appunto intervenire sui tributi che più pesano sulla produzione di reddito. L’Imu, imposta sul patrimonio, non è tra questi.

La Banca d’Italia da tempo suggerisce di ridurre il peso delle imposte che colpiscono il lavoro, specie ai livelli più bassi di paga, e le imprese che danno lavoro. La Confindustria, di recente, si è detta d’accordo. Uno sgravio sul lavoro oltretutto renderebbe i sindacati più disponibili a impegnarsi per l’aumento della produttività.
 

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