Poker, scacchi o biliardo? Il gioco dei politici italiani

I politici si dividono in tre categorie: i giocatori di carte, di scacchi e di biliardo. I primi sono i più numerosi e insidiosi perché conoscono l’arte di rimontare il risultato e di ribaltare le sorti di una partita apparentemente persa. I giocatori di carte rappresentano la stragrande maggioranza dei dirigenti di partito o degli eletti. E si dividono in vari sottogruppi, a seconda del gioco, della mentalità e delle caratteristiche di ciascuno.
Ma soltanto pochi, tra i tanti giocatori o giocatrici di carte, possono definirsi dei fuoriclasse. Spesso le donne appartengono a questa categoria.
Gli scacchisti, invece, sono molti di meno e rientrano, in genere, nel gruppo ristretto degli strateghi. Sono quasi sempre dei visionari: hanno, cioè, la capacità di anticipare i tempi, di prevedere, di intuire le mosse dell’avversario, di organizzare i pezzi sulla scacchiera e di “arroccare” al momento giusto. Per le peculiarità del gioco, gli scacchisti sono considerati i politici più lenti e vivono di lunghe ma assai operose pause, che non sono però delle attese quanto piuttosto delle azioni silenziose. Il loro obiettivo è dare scacco al re. Quando sembrano scomparsi o defilati, in realtà, preparano la controffensiva o il loro ritorno e riemergono dall’ombra riprendendo gli spazi perduti. Scacchista era, per esempio, Amintore Fanfani, soprannominato – non a caso – il “rieccolo”.
Il giocatore di scacchi non riposa mai.
Neppure quando sembra distratto. Pensa sempre. Anche se, a volte, può apparire distante. Un po’ come era solito fare il tenente Colombo della fortunata serie televisiva.
Il gioco politico degli scacchisti, inoltre, ha dei tempi lunghi che, per tale ragione, risultano spesso estenuanti per gli avversari.
Gli scacchisti sono coloro che preparano la scena mentre gli altri muovono.
I giocatori di biliardo, infine, sono pochissimi.
Una rarità. Possiamo considerarli una vera e propria élite, un club esclusivo.
Sono i più grandi studiosi di mosse umane e giocano sempre di sponda. Sono i tattici per eccellenza. Privilegiano la tattica alla strategia e la loro enorme intelligenza è spesso sacrificata in nome della meno nobile, ma necessaria, furbizia. Sono difficili da battere perché hanno risorse ovunque.
Scendiamo nel dettaglio. I giocatori di carte possono essere tattici o strategici. O l’uno o l’altro. Quando, ma capita molto raramente, sanno essere tutte e due le cose insieme, allora siamo in presenza del fuoriclasse.
Qualche esempio di giocatore di carte? Sandro Pertini. È stato il classico giocatore tattico, non certo uno stratega. Al contrario di Francesco Cossiga che è, invece, uno stratega delle carte. Ma soltanto quando emerge in lui “l’omino bianco”, quello allegro e goliardico, altrimenti è uno scacchista. Questa tipologia di politico, che agisce nella competizione elettorale e pubblica come se giocasse sempre a carte, può appartenere a diverse categorie, a seconda delle caratteristiche personali e della mentalità.
Ci sono i politici che si muovono e pensano come pokeristi, ci sono gli amanti del tressette, i giocatori di scopa, i cultori dello scopone scientifico, c’è chi preferisce la briscola, chi chiede carta per il sette e mezzo, chi sta bene col cinque, chi sballa, chi privilegia la “scala quaranta” e via dicendo.
C’è chi dà le carte e chi è sottomano.
I giocatori di carte, insomma, sono il gruppo politico più vasto perché racchiude molti sottogruppi. Sono quasi un partito, a cui aderisce la stragrande maggioranza dei nostri rappresentanti ma, per contrappeso, tra i giocatori di carte, sono davvero pochi quelli che eccellono. Uno per tutti: Marco Pannella. Difficile da battere perché riesce ad essere, allo stesso tempo, tattico e strategico.
Forse è per questo motivo che i potenti tendono a non farlo giocare. Può essere una fortuna averlo come compagno di partita.
Ma va capito. E guai a sbagliare. Perché si inalbera con il proprio compagno. Poi c’è anche il Pannella scacchista. Marco, infatti, che di solito è considerato un gran parlatore e un oratore alquanto prolisso, ha dei periodi di silenzio che non tutti colgono, magari è un silenzio limitato soltanto ad un particolare argomento o ad una situazione specifica, ma sono proprio quelli i momenti più emblematici e importanti da captare. In quel caso, le cose che Marco non dice diventano il segno evidente che in Pannella è entrato in azione il giocatore di scacchi.
I giocatori di scacchi si dividono in bianchi e neri. Quando in Cossiga prevale “l’omino nero”, infatti, l’ex presidente e senatore a vita lascia le carte e si trasforma in uno scacchista. Come quando si ritrovò al Quirinale, da solo, senza avere più alle spalle il sostegno del suo partito. Mentre Pannella sceglie sempre i bianchi perché, al contrario di Cossiga, in lui c’è solo l’omino bianco.
I giocatori di scacchi, anche se a volte risultano fuori tempo, alla fine, riescono ad essere sempre tempestivi perché hanno un’ampia visione del gioco e si collocano proprio lì dove il pezzo si muove. Mosso da altri. L’esempio più eclatante è stato Aldo Moro. Colto, intelligentissimo e grande stratega. Uno dei pochi, dentro la Dc, ad avere una visione d’insieme. Infatti, ha vinto anche la sua ultima partita con lo Stato e con le Br. Ma forse avrebbe dovuto perdere.
Tra i giocatori di biliardo, emerge su tutte la figura di Giulio Andreotti. Ha quasi sempre giocato di sponda, un vero tattico: cercava la sponda dei socialisti quando voleva arginare i comunisti e, viceversa, puntava sulla sponda comunista quando voleva arginare i socialisti. Ogni volta che si spostava verso il centro-destra lo faceva per aprire meglio a sinistra e, comunque, da una posizione “centrista” faceva partire le sue stoccate che scombinavano il gioco degli avversari.
Sui politici e sui leader più recenti non è il caso di pronunciarsi, ma il lettore potrà farsi liberamente una propria idea in proposito valutando da sé le caratteristiche di ognuno. E chissà se questa chiave interpretativa possa essere utile anche per leggere meglio il congresso del Pd? Fate pure il vostro gioco. E buon divertimento.
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