Pm, il Cav è come tutti i cittadini

Che il Cavaliere avesse combinato un guaio analogo a quello della telefonata in questura per Ruby, anzi addirittura un guaio peggiore, lo si era capito. Ferrara aveva scritto che sarebbe necessario difendere Berlusconi da se stesso, se non fosse impossibile. L'avvocato Ghedini aveva dismesso e il suo tipico «mavalà» per affrettarsi a dichiarare che lui dei soldi a Tarantini non solo non sapeva niente ma che se l'avesse saputo si sarebbe precipitato per recuperarli.
Paolo Mieli, che certo non è berlusconiano ma è persona molto misurata nei giudizi, ha definito in televisione come «una offesa all'intelligenza di tutti» la linea difensiva dell'aiuto disinteressato alla bisognosa famiglia Tarantini. Ricordo tutto questo non per infierire ma perché mi pare renda evidente quanto fosse strumentale la convocazione del premier come “parte lesa”. La decisione di ieri del riesame fa giustizia non solo della competenza territoriale, ma anche del ruolo processuale di Berlusconi. In parole povere hanno indagato su di lui senza essere l'ufficio competente e tentando di interrogarlo senza diritto alla difesa. Ma in tutto questo non c'è accanimento nei confronti del premier. Lo spiega bene un documento degli avvocati delle Camere Penali in cui si denuncia come da tempo sia invalso l'uso da parte delle procure di ascolta re come testimone chi già di fatto è indagato, per impedire la presenza dell'avvocato almeno nel le prime fasi. Quel documento delle Camere Penali mostra come i Pm abbiano trattato Berlusconi come tutti gli altri cittadini. Male.
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