Pluralismo, Masi insiste: «Niente applausi»

Dalla Rassegna stampa

Niente applausi, questo è un talk show. Ricomincia dai programmi di Santoro, Vespa, Paragone e Floris, oltre che dagli editoriali del direttore del Tgl Minzolini, il rovello del pluralismo in Rai. Dopo che mercoledì scorso il Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini ha in qualche modo stoppato il duro documento sul pluralismo redatto da Mauro Masi, il direttore generale è tornato alla carica passando per la finestra. Ha colto l'occasione del mandato, conferitogli dallo stesso Cda, di vigilare affinché l'informazione del servizio pubblico dia voce con equità a tutte le parti politiche e sociali, per inviare una lettera ai responsabili delle trasmissioni di approfondimento. Simili i contenuti.
Questa volta, però, Masi si fa scudo con le «indicazioni impartite dai miei predecessori che hanno richiamato più volte la Carta dei diritti e dei doveri degli operatori Rai, il Codice etico nonché le indicazioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e della Vigilanza». In sostanza: il pubblico in studio deve essere selezionato «dalle competenti strutture aziendali», non può essere parte attiva e quindi non può applaudire a favore né, tanto meno, mostrare dissenso; il conduttore deve essere realmente imparziale; il contraddittorio, il pluralismo e la completezza dell'informazione devono essere garantiti in ogni puntata. Poi c'è anche un'importante annotazione sulla necessità di rispettare le «fasce orarie di tutela dei minori... Normativa ben nota ai destinatari in quanto più volte segnalata» e molte più volte violata.
Niente di nuovo, si potrebbe dire, anche perché giovedì ricomincia "Annozero" e martedì prossimo si ricomincia con la trasmissione di Serena Dandini. Così come non certo inedita è la mozione sul pluralismo Rai che i finiani del Fli hanno annunciato di avere in cantiere. La stanno redigendo Italo Bocchino e la direttrice del Secolo d'Italia Flavia Periva. La causa scatenante sarebbero le scelte editoriali di Augusto Minzolini, fortemente schierate sulle posizioni del premier e critiche con Fini. Futuro e libertà spera di portarla al voto della Camera i primi di ottobre. Né Bocchino né Perina si sono sbilanciati sul contenuto. L idea è quella di aprire un dibattito politico per mettere Berlusconi sotto pressione sull'eterno tema della tv, per poi far votare un testo che vincoli il governo, in particolare il competente Ministero dello sviluppo e quindi il premier, a far rispettare il contratto di servizio su imparzialità e neutralità dell'informazione politica.
Naturalmente Fli vuole raccogliere il più alto numero di consensi intorno al documento. Già il Pd, col capogruppo Dario Franceschini, si è detto pronto a votare l'iniziativa di Futuro e libertà. Analogamente si è espressa l'Ido Voterà la mozione anche il radicale del Pdl Marco Beltrandi. Nei fatti a Fli non resta che raccogliere il consenso dei centristi, magari sfruttando gli strascichi polemici della cosiddetta "campagna acquisti", per sperare in una maggioranza alternativa a Montecitorio e dare il via, subito dopo il voto di fiducia a Berlusconi, all'ennesimo autunno caldo. Motori già caldi, invece, sulla circolare di Mauro Masi. Maurizio Gasparri del Pdl la difende e parla di «manuale della corretta informazione». Molto realisticamente Roberto Rao dell'Udc la definisce «un'ammonizione preventiva il cui valore, per fortuna, è molto vicino al nulla», in ogni caso «Masi non è un superdirettore editoriale». A sinistra,Vincenzo Vita a Beppe Giulietta accusano: «Ecco la nuova circolare bavaglio». Secca la replica Rai: «Non è bavaglio, ma normali rapporti dialettici interni per ottenere il rispetto di regole vigenti».

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