Pisapia non si ferma più. "Vincerò il ballottaggio"

Dalla Rassegna stampa

Ancora «una piccola corsa e sarà certezza. Lo sapete, sono prudente.» I concorrenti hanno sempre giudicato questo risultato «prima impossibile, poi improbabile ora invece è altamente probabile. Milano merita il cambiamento, e noi cambieremo Milano. Sarà un esempio per tutta l'Italia...» .

Giuliano Pisapia, l'avvocato gentile ex Rifondazione che sta facendo traballare Letizia Moratti e forse l'intera stagione del berlusconismo incrinando nella sua capitale il vento del Nord, arriva quasi spaesato al teatro Elfo-Puccini poco dopo le diciannove. Ad attenderlo centinaia di sostenitori raccolti di gran fretta nel piccolo foyer in fondo alla galleria di corso Buenos Aires, sull'onda delle prime proiezioni elettorali. Nessuno a sinistra pensava a una piena del genere. Poco dopo le 18, quando il grande schermo montato sopra la biglietteria stabilizza lo scarto sulla Moratti certificando il clamoroso sorpasso, esplode un boato prima rauco, poi fragoroso, come represso per vent'anni. C'è persino Richi Gianco, il piccolo cantante coi baffoni biondi e gilet che scatta foto a ripetizione, di fianco Roberto Cornelli, segretario del Pd ambrosiano, che canta «Giu-lia-no, Giu-lia-no». Quattro mesi fa, appoggiando alle primarie lo sfidante Stefano Boeri, aveva rimesso per qualche ora il mandato. Sembra passata un'era geologica. Perché questo primo tempo vittorioso - tra due settimane ci sarà il ballottaggio - ha l'effetto di uno tsunami che solleva tutte le barche e almeno per una notte spazza via divisioni e incomprensioni a sinistra. «Che si andasse al ballottaggio lo si immaginava», commenta un capannello, «ma con la Moratti avanti di 3-4 punti. Cosi, invece, e un sogno...».

Magliette arancioni «Milano libera tutti». Clacson e bella ciao. Socialisti e circoli Arci, treccine rasta e professionisti in grisaglia, cattolici Pd e vendoliani. In galleria c'è un'aria elettrica di chi non vince da troppi anni e forse nemmeno se lo aspetta.

Arriva Piero Bassetti, il gran borghese. Ivan Scalfarotto. Cinzia Sasso, la signora Pisapia, emozionata, è appoggiata alla colonna. A guardare il tripudio e l'adrenalina sembra già una vittoria finale, invece saranno due settimane al calor bianco. Per il centrodestra Milano è il principio di tutto. Nel '97, dopo la sconfitta contro l'Ulivo, la lunga traversata nel deserto comincia proprio da Palazzo Marino con la vittoria di uno sconosciuto Gabriele Albertini. Quattordici anni dopo dalla sua Milano potrebbe suonare la campana a morto per il Cavaliere e il forza-leghismo. Giuliano? «È stato bravo perché non ha usato l'antiberlusconismo, tradizionale veleno della sinistra, e perché ha risdoganato i socialisti nella città di Tangentopoli», racconta un militante. Questi due fattori, sommandosi alla cattiva amministrazione morattiana, al rifiuto della radicalizzazione dei toni imposta da Berlusconi e della finzione di una Lega forza di lotta e di governo senza pagare mai dazio, delle Rubi e dei Lassini e infine dei colpi bassi del sindaco al duello tv su Sky, ha fatto condensa e si è trasformata in una bomba elettorale esplosa a Milano, un'altra volta città laboratorio. Ed è una cosa epocale: «C'è un 4-5% di elettorato di destra che si è astenuto o ha votato Giuliano», spiega Davide Corritore, Pd di rito Pisapia. «La stessa borghesia ambrosiana stanca delle promesse berlusconiane ha cambiato cavallo: in zona 1 nel 2006 c'erano 10 punti di scarto, ora sono testa a testa», ragiona Bassetti.

Nel frattempo su La7 parla Maurizio Belpietro e partono i fischi. Alle otto di sera arriva anche Stefano Boeri. Pisapia scende in teatro per un'altra dichiarazione. Non cita mai Berlusconi né la Moratti ma insiste sul livello amministrativo: «Aver parlato a Milano, ai milanesi e ai problemi dei milanesi che non sono stati mai affrontati per 5 anni, ha determinato una fiducia nella mia persona e nella coalizione che mi appoggia. Sono certo che in queste due settimane la fiducia aumenterà e porterà a quel consenso oltre il 51% che servirà per cambiare Milano...».

Alla fine si abbraccia con Boeri. Dopo le 21 l'avvocato sembra un missile lanciato verso quota cinquanta, qualcuno accarezza persino la vittoria subito. Arriva la banda a suonare. Da tutte 9 le circoscrizioni arrivano risultati storici per una sinistra minoritaria da 18 anni. «Una vittoria del genere permette di non dover nemmeno rincorrere il Terzo polo al ballottaggio. Basterà riportare alle urne i propri elettori e imbarcare quel 20-30% di grillini che torneranno al voto», commentano dallo staff di Pisapia. In attesa di capire che farà una Lega livida, in caduta libera. Ancora «un passettino e sarà certezza. Sono sempre stato prudente, ma questa volta è diverso...» .

© 2011 La Stampa. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

Radicali italiani è un movimento politico che vive esclusivamente grazie all’autofinanziamento. È così da sempre: non abbiamo mai ricevuto fondi, finanziamenti o rimborsi pubblici. Scopri cosa fanno i Radicali grazie a te e aiutaci a raggiungere i nostri obiettivi!C’è un Movimento per una...
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani:   "A orientare il dibattito sulla modifica dell'Italicum non devono essere gli interessi dei partiti, o delle loro correnti, ma il diritto dei cittadini a conoscere e scegliere davvero chi si candida a rappresentarli. Un...
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani   "Il recupero di credibilità da parte della politica e la rilegittimazione delle istituzioni agli occhi dei cittadini passa anche e soprattutto dalla selezione della classe dirigente. Ecco perché a orientare il dibattito sulla...