La Pisana non taglia le commissioni

Dalla Rassegna stampa

Siamo lontani anni luce dal 1974, quando la Regione Lazio riusciva a svolgere tutti i suoi compiti (certo minori di quelli attuali, dopo la riforma del Titolo V), con solo 7 commissioni consiliari. Oggi, al via della nona legislatura, siamo lievitati a quota 16, frutto del lascito del quinquennio precedente (nel 2006 le commissioni permanenti erano addirittura 18, poi ridotte di due). Il tutto al netto di altre tre commissioni speciali che potrebbero a breve vedere la luce. Un record in Italia, se si considera che regioni a statuto ordinario di dimensioni paragonabili a quelle del Lazio (dalla Campania al Veneto, passando per la Lombardia) riescono a operare con solo 8 gruppi di lavoro. Senza considerare che la Camera dei deputati (630 componenti) ha solo 14 commissioni permanenti. L'aggravio dei costi per la Pisana, si giustificano i consiglieri, non è certo enorme - tra indennità di funzione del presidente e dei due vicepresidenti di ogni organismo, si risparmierebbero al massimo 274 mila euro l'anno passando da 19 (16 permanenti e 3 speciali) a 8 commissioni totali - tuttavia si rischia di mettere sabbia negli ingranaggi della produzione legislativa. Maggiori economie si sarebbero invece potute ottenere all'interno della nuova Giunta. «Il ruolo disgiunto tra assessori e consiglieri credo sia garanzia di buon governo e rivendico con orgoglio questa scelta», ha detto il presidente del Lazio Renata Polverini. Sta di fatto che la decisione di nominare un solo assessore-consigliere sui 14 componenti della Giunta (di questi 13 assessori "esterni" cioè non eletti, sei sono nomi contenuti nella famosa lista Pdl di Roma esclusa dalla competizione elettorale), costerà alla Regione circa 1,5 milioni di euro in più l'anno per le indennità lorde. In Italia, solo Emilia Romagna, Toscana e Molise hanno una quota più alta di assessori esterni. In media le regioni a statuto ordinario hanno una incidenza del 56 per cento. Il problema delle troppe commissioni è comunque all'ordine del giorno. Il consigliere Pdl Pier Ernesto Irmici ha presentato una proposta di modifica all'articolo 14 del regolamento del Consiglio regionale, per scendere da 16 a quota 10. Nella relazione di accompagnamento si legge: «In controtendenza rispetto a quanto avveniva nel resto del Paese, nella Regione Lazio, c'è stato, negli anni, un incremento delle commissioni consiliari. Alcune di queste, nella loro stessa denominazione, risentono della volontà chiara di dare una sorta di copertura istituzionale a istanze ideologiche ed elettoralistiche molto particolari». Durante l'amministrazione Marrazzo, è l'opinione di Irmici, «la maggioranza era molto frammentata, con molti piccoli partiti rappresentati anche da un solo consigliere, che trovava coesione in una logica spartitoria tipica del proporzionale». Tuttavia, finita la litigiosità del centrosinistra, come mai non si è proceduto a rimediare subito? «Per modificare un regolamento - afferma Irmici devi avere gli strumenti operativi. Bisogna prima insediare le commissioni previste e poi procedere a modificare la norma». I problemi che si potrebbero creare al funzionamento della Pisana sono illustrati sempre dal consigliere Pdl: «In primo luogo, siamo di fronte a una frantumazione di competenze che produce, fatalmente, fenomeni di sovrapposizione, intersecazione e duplicazione nell'attività consiliare. In più - aggiunge - un consigliere si divide in due o tre commissioni, non riuscendo a svolgere in maniera adeguata il suo lavoro. Fa solo in tempo ad alzare la mano quando glielo dice il suo capogruppo». Possibilista sulla riduzione di commissioni si dice Bruno Astorre, vicepresidente Pd del Consiglio regionale (e presidente della Pisana nell'ultimo anno della scorsa consiliatura): «Credo che sia una proposta che si può valutare. Tuttavia il problema non è se le commissioni sono troppe o poche. Ma bisogna vedere come lavorano, considerando anche il ritardo con cui sono state istituite. Si è votato il 28 marzo e, per fare solo un esempio, la commissione Affari comunitari si è riunita per la prima volta solo il 26 luglio. Se le commissioni danno risposte alle esigenze dei cittadini - conclude - va bene il loro costo. Altrimenti anche un euro è di troppo».

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