Il "pirata" di Greenpeace rischia 15 anni di carcere

Dalla Rassegna stampa

La giustizia russa ha scelto la linea dura: tutti i 30 attivisti di Greenpeace sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di pirateria, un reato punito con la carcerazione fino a 15 anni. Tra loro c’è anche il 32enne italiano Cristian D’Alessandro che, a bordo dell’Arctic Sunrise, la rompighiaccio di Greenpeace, lavorava come mozzo. I militanti erano stati fermati dalla guardia costiera il 16 settembre, mentre cercavano di piantare una bandiera dell’ecologista su una piattaforma per la trivellazione di Gazprom al largo del mare di Pechora. La richiesta della procura era nell’aria dopo che martedì il gip aveva formulato la stessa accusa per 14 degli arrestati, ma nei confronti di D’Alessandro e del resto degli attivisti l’imputazione è stata formalizzata solo ieri. Intanto gli attivisti sono tenuti in carcere e, anche se tutti a Murmansk, sono in prigioni se- parate. Al momento, D’Alessandro divide la cella con due detenuti comuni russi e vede regolarmente gli avvocati di Greenpeace e i diplomatici italiani, ma - a quasi 3 settimane dall’arresto - non ha ancora potuto comunicare con la famiglia.

L’associazione ecologista ha pubblicato ieri una lettera di una delle attiviste arrestate, l’olandese Faiza Oulahsen. Secondo la ricostruzione, gli attivisti sarebbero stati trasportati a terra non dalla guardia costiera, ma dagli agenti del Fsb (l’erede del Kgb). La ragazza denuncia poi l’irruzione dei militari sulla nave che batteva bandiera olandese, nonostante sia proibito dai trattati internazionali. Sia Greenpeace che le diplomazie europee si stanno muovendo per chiedere la liberazione degli Arctic 30. L’ambasciata italiana a Mosca ha organizzato un incontro con i diplomatici Ue per sollecitare "una rapida liberazione". Ieri tutti attendevano un gesto di distensione di Putin, che la settimana scorsa aveva definito il blitz "evidentemente non pirateria". Il presidente però si è limitato a sottolineare che "l’Artico è essenziale agli interessi russi". Anche il ministro degli Esteri Emma Bonino ha auspicato "la rapida conclusione della vicenda, che tenga conto della natura pacifica della protesta".

 

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