Pinocchio? E' più umano del reality

Dalla Rassegna stampa

«Pinocchio» batte il «Grande Fra­tello », la fiaba trionfa sul reali­ty. È come se, per una sera, anzi due, avessimo abbandonato il legno in cui è intagliato il nostro cuore di spettatori per conquistarne uno vivo e pulsante. Che ci fa riconoscere il Bene dal Male, come nelle fiabe. In quel tronco di le­gno, Benedetto Croce vedeva l’umanità all’inizio del suo cammino; e le avven­ture di Pinocchio sono le avventure stesse della crescita e della conoscenza. Sì, ma per una sera, al massimo due.
Se Pinocchio è uno dei po­chissimi libri italiani noti al­l’estero; se ha chiamato a rac­colta gli illustratori più famo­si, più di 150, e i traduttori di ogni paese, più di 200; se è stato portato sullo schermo da Walt Disney, da Luigi Co­mencini, da Benigni e sul pal­coscenico nientemeno che da Carmelo Bene; se ha suggeri­to variazioni sul tema a scrit­tori come Luigi Malerba, Italo Calvino, Giorgio Manganelli, Antonio Tabucchi, persino al cardinal Giacomo Biffi, signi­fica che il burattino è il perso­naggio più amato e forse più letto di tutti, «il primo libro che tutti incontrano dopo l’ab­becedario » (Calvino).

Il fascino della storia, però, non sta certo nel suo aspetto edificante e pedagogico. Nien­te di tutto questo. Se mai in una sottile perversione. «Pinocchio» batte il «Gran­de Fratello» (7.484.000 spetta­tori, 26,39% di share contro i 5.535.000 spettatori, 24,78% di share che hanno seguito il reality) ma se entrasse nella Casa vincerebbe di sicuro. Per almeno cinque motivi.
1. Pinocchio è un caso uma­no: infanzia difficile, patimen­ti di fame, disagi fisici, bulli­smo, liti fra poveri, ecc. In quanto disgraziato è facile preda, come tutti noi, di due imbonitori come il Gatto e la Volpe (di cognome fanno Ma­doff) che lo costringono a in­vestire nei paesi dei Barba­giabbi, più specificatamente nel campo dei Miracoli;
2. Per Pinocchio, qualunque cosa succeda, la colpa è sempre dell’altro: «Ma la colpa non è mia: la colpa è tutta di Luci­gnolo, un mio compagno di scuola. Io volevo tornare a scuola ed essere ubbidiente: io volevo seguitare a studiare e a farmi onore...ma Lucigno­lo mi disse: 'Perché vuoi se­guitare a studiare? Perché vuoi andare alla scuola?...Vie­ni piuttosto con me, nel pae­se dei balocchi: lì non studie­remo più: lì ci divertiremo dal­la mattina alla sera'».
3. È un bugiardo impeniten­te, una testa di legno. Raccon­ta molte storie anche se la fati­na lo avverte: «Le bugie, ra­gazzo mio, si riconoscono su­bito! Perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lun­go: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lun­go ». Nonostante gli cresca il naso, Pinocchio racconta frot­tole e i bugiardi, com’è noto, hanno le gambe lunghe e fan­no molta strada.
4. Pinocchio si sbarazza del Grillo Parlante, di chi si prodi­ga a dargli buoni consigli. La voce del Grillo è il richiamo al dovere, la voce della coscien­za, la voce dei giornali, la vo­ce dell’istruzione, la voce del­la giustizia, la voce della re­sponsabilità. Meglio fare la vo­ce grossa.
5. Pinocchio tratta male le donne, a cominciare dalla Bel­la bambina dai capelli turchi­ni, nell’ambiente conosciuta con il nome di Blue Fairy, «morta di dolore per essere stata abbandonata dal suo fra­tellino Pinocchio». La fata sta pazientemente ad ascoltare le sue bugie, lo perdona, lo aiu­ta a diventare un ragazzo co­me tutti gli altri. E questo lui non glielo perdonerà mai. Burattino nato orfano, Pi­nocchio è creatura di terra, d’acqua, d’aria: corre, nuota co­me un delfino e vola aggrappa­to al Colombo verso il Nuovo Mondo. Un personaggio ideale per trionfare in tv, nostra incar­nazione (anzi inlegnazione).

© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK