"La pillola Ru 486 non può essere venduta in farmacia. Va rispettata la legge sull'aborto"

La Commissione Igiene e Sanità del Senato ha rinviato a oggi il voto definitivo sull’indagine conoscitiva, relativa alla pillola abortiva Ru486. Il voto tuttavia appare scontato: un via libera alla proposta di dare al governo l’ultima parola sulla commercializzazione della pillola abortiva e «ove si ritenga necessario, di riavviare la procedura dall’inizio». Il documento è frutto di un mese di audizioni con medici, esperti di bioetica, i rappresentanti dell’Agenzia del Farmaco (Aifa) e dell’Emea (organo tecnico dipendente dalla Commissione Europea). L’Aifa, l’ente “tecnico” istituito per legge, ha dato parere favorevole all’ingresso sul mercato del farmaco. Ora, tocca al governo. «Non credo ci saranno sorprese sul voto di oggi», commenta il sottosegretario Eugenia Roccella. «Anche il Partito democratico deve capire che il nostro atteggiamento sulla Ru486 è di riportarla nell’ambito della legge 194. Lo abbiamo detto fin dall’inizio». Quindi, sottosegretario, c’è la possibilità che il farmaco, alla fine, finisca in farmacia? «No. C’è però la possibilità, come avvienein altri Paesi, che la pillola siasomministrata in ospedale e che l’aborto avvenga poi fuori dalla struttura sanitaria e senza la presenza di un medico». Ma l’aborto farmacologico non era meno doloroso e più sicuro? «Con l’aborto farmacologico siamo di fronte a un travaglio simile a quello del parto. Assumere le due sostanze diverse provoca contrazioni uterine molto doloroseperunadonna. Èquindiunprocesso lungo e doloroso che necessita della presenza di un medico, all’interno di strutture sanitarie adeguate». Quale sarà l’obiettivo dei tecnici del ministero? «Alle donne che assumono la Ru486 dobbiamo garantire gli stessi standard di sicurezza che ha chi si sottopone ad aborto chirurgico: un ricovero ordinario, anzitutto. Lo dobbiamo soprattutto in rispetto alla cultura medica che c’è in Italia in fatto di aborto. Oggi il 40 per cento delle donne che abortiscono da noi sono straniere, di queste la maggior parte dall’Est. Sull’affidabilità delle strutture pubbliche italiane qualcosa vorrà dire, o no?». Pare di capire che lei è soddisfatta su come èstata applicata la 194 fino ad oggi. O no? «Non proprio. Diciamo intanto che la legge non è mai stata applicata del tutto: la prima parte, ad esempio, non è stata adottata in modo omogeneo, specie per quel che riguarda la prevenzione. Ma quello che è positivo nel nostro Paese è l’approccio culturale all’aborto dovuto anche alla legge, e non è un caso che in Italia gli aborti continuino a diminuire da anni. L’Italia è un’eccellenza in questo, in Europa come nel mondo». Torniamo alla commercializzazione. La radicale Donatella Poretti sostiene che si è creato un ritardo “grottesco” nella pubblicazione in Gazzetta. Come risponde? «Bisogna tenere conto che in un anno e mezzo è cambiato il governo, e la stessa Aifa ha subito un cambio ai vertici, in seguito a un’indagine interna. “Dettagli” che i radicali non possono ignorare». Sono ritardi politici? «Direi proprio di no. L’Aifa ha sì la nostra fiducia, ma resta un organismo totalmente “tecnico”, che non subisce alcun controllo da parte dell’esecutivo».
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