Pil giù del 5,1% ma riparte l'industria

L'Istat corregge al ribasso i calcoli e dopo il provvisorio diffonde il dato definitivo sulla recessione dello scorso anno: nel 2oo9 il Prodotto interno lordo è diminuito del 5,1%. Per l'economia italiana è il risultato peggiore di sempre anche se il riferimento resta il 1971, anno della prima misurazione statistica.
Non consolano le notizie provenienti da Parigi dove gli economisti dell'Ocse hanno messo in luce come l'Italia, ormai al ventesimo posto su 30 per il Pil pro capite, rischi di essere nel medio e lungo termine tra i paesi più colpiti dalla crisi con un taglio di 4,1 punti del Pil (di cui 1,9 causati per la disoccupazione) rispetto ad un calo medio per il resto di Eurolandia di 3,9 punti. Il fatto è che, scrive l'Ocse, «i risultati dell'Italia sulla produttività sono rimasti mediocri». Eppure è proprio su questo fronte che ieri sono arrivati gli unici segnali positivi: in gennaio, infatti, la produzione industriale è aumentata del 2,6% rispetto a dicembre 2009 ed è diminuita del 3,3% rispetto a un anno prima. Se però si corregge tale variazione sulla base dei giorni effettivamente lavorati, si registra un aumento dello 0,1% che è, dice l'Istat, il primo dato tendenziale positivo dall'aprile del 2008.
È «un'ulteriore conferma dell'avvio della ripresa» afferma il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, sottolineando che l'Isae ha stimato un aumento del 3,5% della produzione
nel primo trimestre. Diversamente per Susanna Camusso, segretaria confederale Cgil, «il crollo della produzione industriale resta drammatico».
Secondo Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria «è necessario concentrarsi sulla crescita: bisogna soprattutto investire in ricerca, innovazione, scuola e infrastrutture, ridurre la spesa pubblica improduttiva, trovare risorse per abbassare le tasse su lavoratori e imprese».
La recessione «ha lasciato profonde cicatrici» scrive nel rapporto Ocse il segretario generale Angel Gurria. Cicatrici che, aggiunge il capo economista dell'organizzazione parigina, Pier Carlo Padoan «resteranno visibili per molti anni ancora». Soprattutto per l'Italia a cui l'Ocse raccomanda di ridurre le tasse su lavoro e pensioni, di ampliare le deduzioni Irap e di porre fine ai condoni fiscali, di riprendere a privatizzare e di abolire, laddove esiste ancora, la golden share e rafforzare l'Antitrust.
E poi ancora di «migliorare il tasso di scolarizzazione», visto che l'Italia ha la più bassa mobilità sociale, e di riformare la governante delle imprese. Quanto alle azioni anticrisi infine, intesa raggiunta ieri sul provvedimento incentivi dopo un vertice col premier Silvio Berlusconi: il decreto che dovrebbe stanziare 300-350 milioni di bonus all'industria sarà varato la prossima settimana.
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