E Pier spiazza Gianfranco

L’impressione generale è di uno sgambetto dell’Udc a Fli. C’è chi si è spinto a ipotizzare una sorta di vendetta postuma di Pierferdinando Casini nei confronti di Gianfranco Fini, corresponsabile della costituzione del Pdl e dell’emarginazione dell’Udc alle ultime elezioni politiche. Tale lettura è forse fuorviante.
Indubbiamente Casini ha virato rispetto a mesi e mesi di disponibilità verso sinistra, culminata nell’accordo in alcune regioni con il Pd e anche con Idv, radicali, comunisti. Tuttavia l’offerta a Berlusconi non spiazza Fini. In fondo, Fli non da ieri ha chiesto di allargare la maggioranza all’Udc: Casini, ora, rende concreta quella che era un’ipotesi. Non esclude Fli dal suo discorso. Al più, finge di ignorarlo.
D’altro canto, quale che sia l’esito parlamentare del 14 dicembre, Berlusconi avrà bisogno di un robusto inserimento di deputati e senatori di sostegno, per la vita quotidiana del governo. Se per i voti di fiducia potrà contentarsi di Pdl, Lega e un caravanserraglio di singoli, micropartiti, formazioni personali, per tirare avanti senza ostacoli, senza preoccupazioni, senza imboscate, senza patemi, gli sarà necessario un patto di legislatura con chi ha i parlamentari: quanto ai deputati, adesso Fli ne dispone di 36 e l’Udc di 35, mentre i senatori finiani sono 10 e quelli controllati da Casini (nel gruppo Udc e altri) sono probabilmente 5. Inoltre legati a Fini sono gli autonomisti di Lombardo (5 deputati e 3 senatori), mentre destinati alla confluenza con l’Udc nel mai costituito partito della nazione sono i 6 deputati e 3 senatori dell’Api. Numeri tutti da considerare, decisivi per l’avvenire del governo: non immediato, bensì dopo il 14 dicembre.
La questione non sta nell’eventuale conflitto tra Fli e Udc. La questione vera sta nella volontà di Berlusconi di stipulare un accordo 2011-2013 cui costringere anche la Lega. E il Cav non deciderà né domani, né prima della fiducia.
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