Piccole cronache dal paese "reale"

Cronache dal paese reale: quello che si guadagna la vita ogni giorno con le unghie e coi denti. E dovrebbero essere cose, questioni sull'agenda di ogni governo, quale sia il suo "colore" e la persona responsabile del dicastero.
Prima "cronaca": in Italia quattro pazienti su dieci ricoverati in ospedale sono malnutriti, una percentuale che sale notevolmente nei reparti di geriatria, con i degenti che durante un ricovero di 10-12 giorni possono arrivare a perdere anche sette kg. Sono alcuni dei dati riferiti dal dottor Alessandro Laviano del Dipartimento di medicina clinica dell'università La Sapienza di Roma, coordinatore italiano per il Nutrition Day che ha come scopo quello di analizzare lo stato nutrizionale dei degenti.
"La percentuale di malnutrizione è un dato stabile negli anni nonostante ne vengano riconosciute le conseguenze, tra cui l'allungamento della degenza in media di 7 giorni", dice Laviano. Il problema, aggiunge, è la diagnosi. Dai dati raccolti nel Nutrition Day, che ogni anno valuta tra i 15 e i 20 mila pazienti in tutta Europa compresi un migliaio di degenti italiani, emerge che "solo il 30 per cento delle unità di ricovero controllate nel nostro paese misura il peso dei pazienti. Il problema è spesso ignorato. Se tutti i medici vedono pazienti malnutriti, pochissimi lo inseriscono nella cartella clinica, per cui la malnutrizione ufficialmente, dal punto di vista burocratico non esiste".
La situazione è più grave nel caso di degenti anziani, che "hanno più difficoltà a recuperare peso una volta dimessi" e in cui la malnutrizione "è correlata con il peggioramento della quantità di vita e con una maggiore esposizione alla morbidità".
Seconda "cronaca": nel solo Appennino bolognese, il 21 per cento della superficie montagnosa è terreno classificato come franoso: frane attive e frane quiescenti. In tutta l'Emilia Romagna, la superficie montuosa dell'Appennino è soggetta a dissesto idrogeologico per il 19 per cento. In tutta l'Emilia Romagna le frane censite sono 70 mila. Da Piacenza a Rimini, la superficie critica è stimata in 4316 chilometri quadrati (393 solo in provincia di Bologna, circa un decimo del totale) con 815 edifici scolastici che sarebbero da rafforzare. Ma dappertutto non si può intervenire, bisogna sempre lavorare scegliendo le priorità. La colpa è della composizione geologica appenninica che gli esperti chiamano con una espressione che parla da sola: "gran caotico".
Un ammasso di detriti.
"Possiamo stimare, in base a statistiche nazionali, che circa il 15 per cento degli abitanti della regione vivano sopra frane o zone alluvionali. Molti magari neppure lo sanno", dice Raffaele Pignone, responsabile del Servizio geologico, sismico e dei suoli della Regione Emilia Romagna, che con i suoi 42 professionisti è una degli osservatori geologici tra i più efficienti d'Italia e forse d'Europa, l'unico che ha completato la mappatura dell'Appennino con una scala 1 a 10.000, che consente di vedere anche se la più piccola abitazione si trova su frane attive o quiescenti. Ma anche se la conoscenza del territorio è perfetta, interventi su un Appennino così friabile rischiano di saltare: la Regione aspetta oltre 51 milioni di curo per sistemare strade e versanti.
Terza "cronaca": una causa legata a un'eredità che presenta tempi biblici. La signora Nicolina Navarretta, 97 anni, da vent'anni è coinvolta in una controversia giudiziaria con una familiare. Per avere giustizia dovrà continuare a pazientare: la Corte di Appello di Napoli ha infatti rinviato la causa al 2014 quando la signora festeggerà il centenario. Un rinvio che poteva essere anche più lontano nel tempo se la Corte non avesse accolto la richiesta dell'avvocato difensore fissando la prossima udienza con un anno di anticipo rispetto alla decisione iniziale (2015).
La signora Navarretta, originaria di Ospedaletto d'Alpinolo, in provincia di Avellino, risiede da tempo a Roma dove vive con una nipote. È stata testimone di due guerre mondiali e del passaggio dal Regno d'Italia alla Repubblica. Nel 1990, all'età di 76 anni, è stata trascinata in una causa civile per una questione ereditaria davanti al Tribunale di Napoli. Tutto ha avuto inizio con la morte, avvenuta nel 1989, della madre che ha lasciato due testamenti olografi, uno a favore di Nicolina l'altro della sorellastra. Nel 1990 inizia il lungo calvario giudiziario della donna tra rinvii di udienze, cambi di giudici ed avvocati e burocratismi processuali vari. In pratica Ventuno anni tra carte bollate.
Nicolina ha deciso di chiedere allo Stato italiano l'equo indennizzo per l'eccessiva durata del processo. "Ritardare la giustizia vuol dire negarla. L'Italia è al quindicesimo posto al mondo per i ritardi della giustizia, una conseguenza di un ordinamento giuridico molto vecchio e assai poco efficiente".
Auguri ai ministri Renato Balduzzi (Salute), Corrado Clini (Ambiente), Paola Severino (Giustizia).
© 2011 L'Opinione delle Libertà. Tutti i diritti riservati
SU