Piccola Posta

Veniamo a Matteo Renzi. Di cui molto si dice, pro e contro. Io per esempio gli darei tre giornate di squalifica quando escogita la cazzata della ricopertura della facciata di San Lorenzo. Però quando lo accusano di somigliare a Berlusconi mi ribello. Non ha niente che lo faccia assomigliare a Berlusconi, ed escogitare una simile cazzata rivela un allarmante bisogno di perpetuare, con successivi pseudo Berlusconi, l'antiberlusconismo. Che il berlusconismo ecceda i confini del suo eroe eponimo è vero, ma non deve diventare l'alibi per non provare mai a essere qualcosa e non il contrario di qualcosa. L'Italia dovrebbe risparmiarsi almeno un futuro di antiberlusconismo senza Berlusconi. Detto questo alla politica si addice sempre un preambolo non ho più capito se Matteo si candida al governo nazionale o resta a fare il sindaco. Perché la sua scelta sia più vastamente fondata, gli copio questo brano del "Dante" di Guglielmo (Torni (Laterza 2008, p.177): "Dante fu anche, direi soprattutto, un politico. Noi... ci interessiamo, col senno di poi, a questo suo modo di essere solo perché è autore della Commedia e delle altre opere... Ma Dante, specialmente il Dante giovane, annetteva più importanza alla vita pratica, che a noi forse appare (a torto, ma inevitabilmente) come un diversivo dalla vocazione più vera di lui, quella di poeta, la sola che per noi conta. Dante preferiva essere sindaco di Firenze piuttosto che letterato a pieno titolo: la scrittura - tranne forse verso la fine - fu l'Ersatz di una vita pratica negata". Va be', li l'alternativa è fra politica e letteratura, qui tutto è dentro la politica, Però, "essere sindaco di Firenze", secondo l'anacronismo di Gorni, vuoi mettere? Solo essere sindaco di San Gimignano è più prestigioso.
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