Più mossa politica che progetto

Un obiettivo da raggiungere in coerenza con quanto stabilito in materia di federalismo fiscale, nonché con gli obiettivi di semplificazione e riduzione degli adempimenti e di adeguamento ai princìpi fondamentali dell'ordinamento dell'Unione europea.
Questo, in sintesi, il disegno di legge delega fiscale che ha incassato venerdì il via libera della Camera. Un provvedimento che individua princìpi e criteri direttivi per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.
Questo "vasto programma" dovrà essere realizzato in nove mesi per l'entrata in vigore dei decreti, con altri decreti correttivi e integrativi dei decreti emanati. Altri decreti sono, poi, previsti per eventuali coordinamenti formali e sostanziali dei decreti legislativi emanati, in base alla legge delega, con altre leggi dello Stato.
La mia impressione (ma potrei sbagliarmi) è questa: a meno che i decreti fondamentali non siano già pronti, mi pare difficile che il disegno possa essere approvato entro questa legislatura. Sicché il testo che nei prossimi giorni passerà all'esame del Senato sembra più un programma di medio periodo che non un progetto che, per i suoi contenuti e le sue complessità, possa essere approvato in tempo breve. Da questo punto di vista, esso sembra destinato a essere acquisito al giudizio politico generale come registrazione di non pochi problemi legislativi, anzi di tutti i profili del fisco italiano. C'è un'altra difficoltà: non sappiamo quali saranno, dopo le elezioni, la nuova maggioranza e il nuovo Governo.
Il testo del progetto di legge delega, inoltre, è ampio e complesso. C'è dentro di tutto. Ma non si capisce quale sia il disegno, che in un progetto di questo genere dovrebbe essere semplice e lineare. Non ci sono stati studi preparatori, come quello elaborato dalla commissione Cosciani per la riforma del 1971 (10 articoli semplici e chiari).
Alle formulazioni governative che sembrano prevalentemente ispirate all'attuale politica economica (catasto, evasione e soprattutto una "metodologia di rilevazione dell'evasione fiscale, basata sul confronto fra i dati della contabilità nazionale e quelli acquisiti dall'anagrafe tributaria) si sommano le valutazioni per lo più garantiste proprie della logica parlamentare.
Non sempre i princìpi e i criteri direttivi rispondono alle esigenze costituzionali di una legislazione delegata: ci troviamo per lo più di fronte all'indicazione di rispettabili finalità politiche se non a mere preferenze. Non c'è un disegno organico: il testo è una specie di omnibus, sicché è facile che i singoli punti possano essere stralciati dagli altri.
Il tema del Catasto è quello che sembra il più articolato e quello che si presta a essere trattato autonomamente, ma è anche quello che, per le procedure previste, forse richiede più tempo.
Lo stesso si può dire del capitolo sull'elusione fiscale che sembra delineato in modo soddisfacente salvo qualche punto che sembra restare in ombra, e del capitolo sulle sanzioni penali appena abbozzato ma con la ferma previsione che le attuali sanzioni non possano essere mitigate.
Dopo l'approvazione definitiva da parte del Parlamento potremo fare osservazioni puntuali. Non so se c'è attesa fra gli operatori e i cittadini. Può essere controproducente creare speranze sulle semplificazioni e sulle facilitazioni della crescita che verranno rinviate nel tempo. Sarà interessante sentire il Governo dopo l'approvazione.
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