Il pestaggio intercettato

Dalla Rassegna stampa

In sezione non si può massacrare un detenuto, si va sotto. Si è rischiata la rivolta perché c`era il negro che ha visto tutto». La voce è arrabbiata, un interlocutore cerca di difendersi, di spiegare, ma il tono perentorio non ammette repliche. Meno di un minuto di dialogo tra due agenti dì polizia penitenziaria, più che sufficiente però a lasciare intravedere lo scenario agghiacciante di un presunto pestaggio di un detenuto avvenuto in un carcere, quello di Castrogno, a Teramo. E l`esistenza di una stanza situata «sotto», lontana da occhi indiscreti, e adibita a questo genere di punizioni. Le parole sono incise su un nastro che nei giorni scorsi è stato spedito in maniera anonima a un giornale locale, La città, e adesso è nelle mani della procura di Teramo che ha aperto un`inchiesta per stabilire se davvero c`è stato un pestaggio nel carcere abruzzese e ai danni di chi. Il tutto in momento in cui, dopo una drammatica sequenza di episodi di violenza e di suicidi, l`attenzione sulle carceri italiane è altissima. Oggi il ministro della Giustizia Angelino Alfano riferirà in parlamento su quanto accaduto nel carcere abruzzese e più in generale sulla situazione negli istituti penitenziari. Ma intanto è polemica. «La situazione in Italia è grave - attacca la segretaria del partito Radicale Rita Bernardini - Teramo non fa eccezione in questo quadro. Bisogna prendere provvedimenti urgenti, credo che il ministro Alfano sotto questo profilo sia un po` addormentato». Intanto, dopo che il nastro è stato reso noto, qualcosa si è scoperto. La voce visibilmente irritata che si sente apparterrebbe al comandante degli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Castrogno, Giovanni Luzi, che se la prende con un sovrintendente che sarebbe stato di turno il giorno del presunto pestaggio. La registrazione sarebbe avvenuta durante una riunione tenuta tra la fine di settembre e la metà di ottobre scorsi tra il comandante e i suoi agenti, uno dei quali ha registrato tutto con il cellulare. Per Luzi però - che secondo il segretario generale della Uil penitenziaria Eugenio Sarno avrebbe riconosciuto come sua la voce incisa nel nastro - dietro le sue parole non ci sarebbe nessuna violenza. «Il contesto è diverso da quello che si può immaginare», spiega Samo. Secondo il comandante la frase incriminata - «in sezione non si può massacrare un detenuto, si va sotto» - non farebbe riferimento a un pestaggio da parte degli agenti di custodia. «Il linguaggio nelle carceri è quello che è - prosegue Sarno - ma quello che Luzi voleva dire è che non si può riprendere un detenuto davanti agli altri. Esiste un codice di comportamento in galera, e i detenuti non vogliono essere sgridati davanti a tutti gli altri». E il riferimento alla stanza di «sotto»? «Sì riferiva alla matricola», è la risposta di Samo. «Il penitenziario di Teramo è connotato dalle caratteri- stiche negative di un sistema alla deriva, che trasforma la pena in supplizio e il lavoro in tortura, e non certo per colpa del personale», conclude il segretario generale della Uil penitenziaria. Ieri Rita Bernardini è entrata nel carcere di Castrogno insieme a Sarno per un lungo sopralluogo durante il quale ha potuto parlare con i detenuti, nessuno dei quali le ha riferito dì particolari violenze che si sarebbe svolte all`interno della struttura. Viceversa nel carcere abruzzese come in quasi tutti quelli italiani, non mancherebbero i problemi. Sovraffollamento (205 posti per 405 detenuti), scarsa igiene, carenza di organico (mancano 45 agenti). Ma sono soprattutto le condizioni dei detenuti a preoccupare. «Nel carcere non c`è nessuna attività trattamentale, i detenuti passano 18-20 ore al giorno chiusi in cella e sono pochi quelli che lavorano», dice Bernardini. «Inoltre c`è una situazione sanitaria molto seria: una buona metà dei detenuti è malata, molti dei quali con patologie psichiatriche incompatibili con il carcere». Dall`inizio dell`anno, inoltre, sono stati ben dieci gli episodi di aggressione contro gli agenti che avrebbero provocato 16 feriti tra il personale del carcere. Una situazione incandescente, nella quale, adesso, si inserisce il sospetto di un pestaggio contro un detenuto. Sulla vicenda ieri è intervenuto anche il Sappe, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, il cui segretario generale Donato Capece ha chiesto alla magistratura di fare chiarezza su quanto avvenuto.

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