Pertini era un ligure, non gli si può dedicare l'aeroporto di Torino. Molto meglio Cavour

Revisionismi aeroportuali. Da Torino è partita la proposta di cambiare l'intitolazione dello scalo cittadino di Caselle: da Sandro Pertini, compianto presidente della Repubblica fra gli anni '70 e '80 del secolo scorso, si vuol passare a Camillo Benso di Cavour. L'occasione dovrebbe fornirla il passaggio di proprietà dell'aeroporto, avendo il comune di Torino ceduto la sua quota, maggioritaria, della società che lo gestisce, la Sagat Spa, al fondo infrastrutturale F2i, di Vito Gamberale.
Ma che perché l'ex-manager di Stato dovrebbe avercela così tanti col presidente-partigiano, l'uomo che umanizzò il Palazzo riavvicinando, almeno per un po', la gente alla politica? Infatti Gamberale non ha la minima intenzione di procedere a questo riposizionamento nominale di Caselle, ben più interessato a far funzionare e rendere più profittevole l'aerostazione, che negli ultimi anni ha visto scendere il movimento passeggeri che la coinvolge. A lanciare l'idea, dalle colonne della cronaca cittadina di Repubblica, è un torinese abbastanza noto, Angelo Pezzana, libraio, e già leader del Fuori, una delle prime organizzazioni di militanza omosessuale in Italia e già deputato col Partito radicale nella seconda metà degli anni '70. Pezzana ha spiegato di non voler far chissà quale revisionismo ma semplicemente di riparare al furto commesso, all'epoca dell'intitolazione, nei confronti di Genova, città d'elezione di Pertini.
«Restituirlo alla capitale ligure», ha scritto, «mi sembra un atto dovuto, anche perché non è mai entrato nella familiarità dei viaggiatori che hanno continuato a chiamarlo Caselle e mai Pertini». E riparatorio sarebbe il subentro del Cavour, avendo Torino dedicatogli «solo una via e una piazza, un po' poco per l'artefice dell'unità d'Italia». Ora, a parte che Pertini era di Savona e che a Genova restò solo per qualche anno di università (che completò a Firenze), e che la sua vita politica si svolse fra Milano, nei giorni della Liberazione, e Roma, e veniva eletto alla Camera nel collegio Imperia-Genova-Savona-La Spezia, stupisce che il povero presidente debba essere defenestrato a soli 23 anni dalla scomparsa avvenuta nel 1990. Una cosa che è parsa troppo persino ad Alberto Cirio, assessore regionale al Turismo, Pdl, e forzista della prima ora: «Non sono d'accordo», ha detto allo stesso quotidianio, «Pertini è stato un presidente partigiano e da noi la lotta antifascista ha un gran significato. Più del Risorgimento». Di fronte a una difesa così orgogliosa dei valori resistenziali, tace Piero Fassino che, avendo ceduto il pacchetto di azioni, ha inaspettatamente scatenato i «ribattezzatori». Avallerà il riposizionamento filo sabaudo, lui membro di un partito che si richiama ai valori della Resistenza o, al contrario, difenderà con le unghie e coi denti la scelta fatta nel 1998 dal suo predecessore Valentino Castellani che partecipò, commosso, alla cerimonia, tenutasi il 25 aprile, col presidente regionale azzurro, Enzo Ghigo, presenti la vedova del presidente, Carla Voltolina e la nipote Diomira?
Fiutando la buriana, il vicesindaco torinese Tom Dealessandri, un vecchio cislino, ha fatto una chiosa un po' democristiana: «L'idea di intitolarlo a Cavour non è errata», ha detto, «ma abbiamo altri modi per ricordarlo, ad esempio recuperando la cascina sotto la reggia di Santena». Insomma, con le casse pubbliche si mettono d'accordo tutte le memorie. In attesa che Fassino si pronunci, uno strappo l'ha già fatto il sindaco democrat di Caselle, Luca Baracco. «Entrambi suscitano ammirazione», ha chiarito, «forse sarebbe più opportuno però restituire le giuste collocazioni geografiche: chiamare Pertini l'aeroporto di Genova e il nostro Cavour».Col piccolo dettaglio che lo scalo ligure è intitolato a un certo Cristoforo Colombo, genovese doc: non avrà fatto l'Italia, ma non si può dire che sia stato con le mani in mano.
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