Persino i radicali, vedi Bordin, cadono sulla legge elettorale

Dalla Rassegna stampa

Il peraltro bravissimo Massimo Bordin è incorso ieri in una smaronata, forse per eccessivo amore verso i radicali. A Radioradicale, nel corso della seguitissima rubrica “Stampa e regime” (la rassegna stampa più antica e più apprezzata, anche dai molti che non si schierano con Marco Pannella), Bordin dava conto dell'eroicomica vicenda delle liste campane del Pdl, trattenute da Nicola Cosentino.

Al momento di dar notizia del rifacimento delle liste, causato dall'estromissione dell'ex sottosegretario e dal ritiro di suoi uomini, Bordin ironizzava sul fatto che si sarebbero dovute raccogliere nuovamente le firme dei presentatori. Essendo cambiata la lista del Pdl, anche le sottoscrizioni apposte non erano da considerarsi valide: quindi, i dirigenti campani del partito avrebbero dovuto, in quelle stesse ore (ergo, a deposito delle liste chiuso, faceva capire Bordin ammiccando), mettersi al lavoro per far ripartire le sottoscrizioni.

Il commentatore accennava al rispetto della legge proprio invece dei radicali quando raccolgono le firme, apposte sotto elenchi completi di candidati, immodificabili. Il sottinteso andava al fatale cambio del listino lombardo, operato da Roberto Formigoni per inserire in zona Cesarini Nicole Minetti, senza rifare le sottoscrizioni per assoluta impossibilità temporale: si sa che le successive vicende giudiziarie, originate da denunce dei radicali, hanno scoperchiato l'illegittimità del comportamento di chi curava la presentazione della lista pidiellina.

Peccato, però, che Bordin abbia trascurato un particolare decisivo. Né il Pdl né il Pd né la Lega dovevano, per presentare le liste alla Camera o al Senato, raccogliere sottoscrizioni di elettori. Trattandosi di partiti rappresentati nelle due Camere da gruppi parlamentari fin dall'inizio dell'attuale legislatura, sono esenti dalla raccolta delle firme: basta la sottoscrizione di un rappresentante del presidente o del segretario nazionale. Ecco che allora sino all'ultimo istante i responsabili del Pdl campano potevano modificare l'elenco dei candidati, senza dover ricorrere a sottoscrizione alcuna di elettori. Nessuna irregolarità, dunque: almeno, in questo caso. È verosimile che, con l'onestà che tutti gli riconoscono, nella puntata odierna di “Stampa e regime” Bordin ammetta l'involontaria topica nella quale è caduto.

 

© 2013 Italia Oggi. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK