Il pentapartito che verrà

Scalfari, che resta il migliore nel suo genere, si converte alla necessità di una sinistra che può essere solo “riformista” – dimentico del suo anti socialismo italiano filo berlingueriano e dannoso per il paese – dialogante con un centro liberale obbligatoriamente progressista. Casini si ritiene l’organizzatore di un centro moderato e riformista.
Forse non sa che il riformismo, sostantivo che deriva dall’aggettivo coniato per il socialismo, è una rivoluzione pacifica, culturalmente forte, permanente. Supportata da un’elaborazione intellettuale lontana dalla pratica poltroniana dei due forni. E sempre Casini, nel contempo, ritiene necessario – dopo la lunga esperienza berlusconiana e leghista – l’incontro fra universo popolare ed universo socialista nel nostro paese in funzione europeista. Ed in odor di vittoria! Fli, come è stato già detto su Europa da molti, può anche autodefinirsi destra repubblicana ma il suo manifesto è dichiaratamente progressista e quindi etimologicamente e politicamente lontano dal destrume tradizionale.
Purtroppo oggi sembra, e vorrei sbagliarmi, appiattito sull’Udc. Parte dell’Idv, spero la pensante, si distacca dal populista anti istituzionale Di Pietro che cerca sponda nel grillismo che sembra oggi rifiutarlo. È tempo che De Magistris avvii il suo percorso partitico socialista liberale nell’interesse generale, rifuggendo da qualunque atteggiamento giustizialista e populista dei quali è stata portatrice l’Idv, nel solco della cultura napoletana progressista e sempre coerente con la nostra carta costituzionale. Mentre l’ondeggiante La Russa, ultra nazionalista e post missino, chiede l’alleanza con la Lega, anti italiana e secessionista statutaria, per la legge elettorale: dopo aver affermato che il dialogo con Maroni poteva riaprirsi solo con un chiarimento a favore dell’indissolubilità dell’unità nazionale.
Ci troviamo quindi in un riequilibrio bernoulliano delle realtà politiche con un centrosinistra o una sinistra-centro che, supportato da eventuali liste civiche, dovrebbe poter vincere le elezioni. Prevedendo un possibile recupero di Sel in termini dichiaratamente riformisti e certamente non radicalalternativi. Nella partita dovrebbero esserci anche il movimento pannelliano , il Psi ed Api che ha già declinato chiaramente la sua vocazione politica, naturalmente e storicamente di centrosinistra.
La scelta del Nuovo Polo, annullata da Casini che ha preferito un piccolo partito per non avere concorrenti nel leaderaggio di uno più grande, per Api non ha mai significato la possibilità di un’alleanza organica con la Lega secessionista e/o con il destrume presente nell’attuale Pdl. Api era la sinistra di quell’ipotesi che avrebbe dovuto dialogare con il Pd e che è diventata tesi, comunque e per motivi diversi, per la scelta di Rutelli con Tabacci alle primarie. Ma il Pd deve fare presto e calendarizzare velocemente gli incontri propedeutici ad un programma di coalizione con tutti quelli che hanno deciso lealmente di parteciparvi. E ripensare ad una struttura “unionista” al di là dell’Udc. E con una Idv dipietrista non frequentabile. E la fretta può avere basi fantapolitiche. Berlusconi potrebbe non ripresentarsi come leader e tornare ad un antico mai realizzato.
Si libera definitivamente della Lega anti italiana – veramente ridicolo l’accoppiamento, anche nominale, con Forza Italia –, di una massa dirigenziale e parlamentare aennina post missina, di qualche squallore storico forzista e fonda un partito riformista italiano, rimanendo dietro le quinte. Aprendo ad un dopo Monti montiano - con o senza Monti presidente –, coinvolgendo nomi credibili, dialogando con la diaspora socialista senza più remore fascio leghiste, e lo stesso vale per liberaldemocratici e radicali, per i mal di mancia del Pd e con la diaspora che, comunque, la Margherita ha prodotto dopo essere confluita con i Ds nel Pd. Con la solita Udc pronta a qualunque cambiamento utilitaristico ed in questo caso più coerente con il suo elettorato.
In sostanza un centrosinistra alternativo, diverso da quello attualmente immaginabile e definibile anche sinistra-centro, che potrebbe rappresentare un approdo elettorale possibile. Non solo di quelli prima citati ma anche di buona parte dell’elettorato deluso dalla volgarità improduttiva di questi vent’anni.
Certo la presenza di Berlusconi fa nascere dei dubbi forti ma di fronte a persone rispettabili, programmi chiari ed intese sottoscritte la nostra pelle sociale, quell’opinione pubblica comunque desiderosa di innovazione, potrebbe dare un parere favorevole.
Del resto si tratterebbe di un’offerta politica diversa, senza la Lega, senza i La Russa & Co., senza le affermazioni mascellari inutili di Gasparri, senza il populismo giustizialista dell’Idv, senza la confusione della sinistra ad oggi non ancora dichiaratamente riformista, senza l’integralismo post comunista e post democristiano che, spesso riaffiorando, provoca stridori e danni. Questo scenario – oggi StarTrekiano ma che si rifà ad un antico pentapartito – potrebbe diventare plausibile e certamente per una parte dell’Ue e del cosiddetto “mercatismo”, in funzione dei nomi e delle forze che lo rappresenterebbero, forse diventerebbe più accettabile di altre soluzioni.
© 2012 Europa. Tutti i diritti riservati
SU