La pena di morte

Caro Romano, sul no alla pena di morte sono persuaso che la maggioranza della gente sia d’accordo. Ciò non dovrebbe però indurre ad astenersi dall’interrogarsi sulle ragioni che spingono talune civiltà avanzate (ad esempio gli Stati Uniti) a considerare la pena capitale una misura valida ed efficace. Una volta scartata l’ipotesi che sia il senso di inumanità a dettare la scelta, rimane quella del deterrente e della lezione da dare a chi si macchia dei delitti più efferati.
Ma se le statistiche poi sconfessano detta tesi, a che pro certe nazioni perpetuano il diritto di uccidere i colpevoli anche con sofferenze (queste sì) inumane? La ragion di Stato è ancora così forte da additare la morte a soddisfazione della pretesa punitiva e a strumento di contrasto al crimine violento?
Alessandro Prandi
Mi limito a una risposta breve, limitata agli Stati Uniti e necessariamente parziale. Molti americani continuano a pensare, biblicamente, che il sangue si lava con il sangue e che soltanto la morte dell’assassino può dare soddisfazione ai parenti della vittima:
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