Pedofilia, Basgnasco apre il fronte italiano

Mentre la Lettera pastorale del Papa vara la «tolleranza zero» per gli abusi sessuali del clero il leader dei vescovi Angelo Bagnasco apre oggi il consiglio Cei condannando la pedofilia nella Chiesa italiana. Ma, avverte, la storia «luminosa» di duemila anni della Chiesa non può essere cancellata da nessuna ombra, «per quanto grave, criminosa e odiosa».
A lanciare l'allarme-Italia è il pubblico ministero della Santa Sede monsignor Charles Scicluna. «Preoccupa la cultura del silenzio che è ancora troppo diffusa nella Penisola», mette in guardia il Promotore di giustizia dell'ex Sant'Uffizio che ha il compito di indagare sui delitti che la Chiesa considera i più gravi: quelli contro l'eucaristia, contro il sacramento della penitenza, contro il sesto comandamento (non commettere atti impuri) di un chierico con un minore di diciotto anni.
La bufera che, dall'Irlanda alla Germania, dall'Austria all'Olanda ha travolto gli epìscopati europei, minaccia: l'Italia e la Cei sì è già attrezzata con un servizio di consulenza tecnico-giuridica per le diocesi che devono affrontare casi di violenze commesse da sacerdoti e religiosi.
Sull'esempio dell'esperimento-pilota di Bolzano (e-mail al vicario generale per denunciare gli abusi del clero), Bagnasco chiede ai vescovi e ai superiori delle congregazioni di fare immediata chiarezza sui casi segnalati loro. Ieri Benedetto XVI ha invocato «umilmente il perdono di Dio per le nostre mancanze» e «la forza per crescere nella santità», esortando ad essere «intransigenti con il peccato» ma anche «indulgenti con le persone» che realmente si pentono. Il Pontefice rievoca gli accusatori «ipocriti» da cui Gesù difese la peccatrice: «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra».
Il Papa individua nell'errato approccio al Concilio Vaticano II una delle cause dell'emergenza pedofilia. «Sono condivisibili le cause indicate da Benedetto XVI per spiegare i troppi casi di abusi sessuali negli Anni 70 e 80, cioè un indebolimento della fede che ha fatto venir meno la necessaria vigilanza - commenta l'arcivescovo Bruno Forte, presidente della commissione Cei per la Dottrina della fede -. Negli anni del post-Concilio, la preoccupazione del calo numerico delle vocazioni ha indotto ad abbassare la guardia nel discernimento necessario delle qualità umane, cristiane e sacerdotali che sono necessarie per l'ordinazione».
Intanto in Germania l'episcopato si spacca sulla linea difensiva. Il leader dei vescovi Zollitsch ammette per la prima volta che la Chiesa tedesca ha nascosto «per anni» gli abusi del clero, mentre il vescovo di Ratisbona Gerhard Mueller paragona l'attuale copertura mediatica alla persecuzione della Chiesa da parte del nazismo(«E' in atto una campagna per distruggere la nostra credibilità»). «Speriamo che la lettera del Papa sia capìta da tutti i destinatari», osserva il segretario di Stato Bertone stigmatizzando un «anticristianesimo micidiale in Europa».
E dalla Conferenza episcopale svizzera arriva il suggerimento di istituire in Curia un registro dei sacerdoti sospettati di pedofilia in modo da garantire «la massima trasparenza mondiale» al momento delle nomine. «Così se un sacerdote europeo è candidato per una diocesi negli Usa, il vescovo può verificare con Roma se sia o no oggetto di accuse», spiega Martin Werlen, priore dell'abbazia benedettina di Einsíedeln.
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