Il Pdl di Roma, adesso, deve Milioni di scuse agli elettori

Dalla Rassegna stampa

Se la vicenda giudiziaria si terminerà come alcuni giornali anticipano, il Pdl della Capitale non ne uscirà molto bene. Anzi, avrà certificato per tabulas la figuraccia commessa nell'inverno scorso, quando fallì la presentazione della lista romana alle elezioni regionali. Non paghi di avere sbagliato, i vertici Pdl di Roma indussero allora il responsabile primo del tonfo, ossia l'incaricato di depositare la lista, Alfredo Milioni, a querelare tanto i radicali presenti nell'ufficio elettorale (ritenuti primi responsabili di un preteso blocco fisico, tale da impedire l'ingresso materiale nella stanza di deposito delle liste), quanto lo stesso presidente dell'ufficio elettorale (cui si addebitava l'aver istituito un cordone di sicurezza per regolare il traffico dei depositanti).
Silvio Berlusconi si era pubblicamente vantato di avere svolto indagini personali (in effetti, il Milioni era stato visto entrare a palazzo Grazioli) e aveva finito con l'addossare la responsabilità «a un complotto di magistrati di sinistra». Adesso vengono fuori le dichiarazioni rese da Milioni davanti ai Pm, tali da scagionare radicali e magistrato responsabile dell'ufficio elettorale. Non è finita: salta fuori che egli si sarebbe allontanato, e di chilometri, dall'ufficio.
Berlusconi aveva dichiarato che Milioni era uscito «per alcune vicende», senza chiarire quali fossero, spiegando poi che era ritornato «con i fogli che completavano la documentazione». Dove diavolo era andato Milioni a procurarsi questo supposto completamento di documentazione? Insomma: parrebbe oggi smentita l'intera ricostruzione a suo tempo effettuata più dal Pdl che dallo stesso Milioni, il quale aveva cambiato una mezza dozzina di versioni sui fatti occorsigli.
Era allora apparso chiaro che il Pdl voleva tenere celata qualche verità, forse un tentato mutamento di candidature in extremis. Ovviamente il partito aveva smentito con sdegno. Se adesso emergerà una diversa realtà (con conseguenze pure sgradevoli per Milioni, che potrebbe subire un procedimento per calunnia), sarebbe ora che il Pdl uscisse allo scoperto e dicesse una buona volta agli elettori, in primis ai propri, come realmente andò la vicenda. Un accenno operato da Gianfranco Fini, durante lo scontro alla direzione nazionale del Pdl di aprile, era stato un segnale di qualche fattaccio che si voleva celare. Fini, sollevando l'ira del Cav. sostenne allora che la vicenda della lista romana avrebbe meritato di essere approfondita. Che cosa davvero avvenne, quando si stava per presentare la lista del Pdl e non ci si riuscì, all'evidenza non per una causa esterna, bensì per errori propri?

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