Pdl, Berlusconi va all'attacco "Correnti metastasi dei partiti"

La frase di Berlusconi alla vigilia della Direzione fa capire l’aria che tira: «Non è possibile che ci siano correnti, che qualcuno ha definito metastasi dei partiti». E quel qualcuno è Gianfranco Fini che all’Assemblea di An del 3 luglio 2005 disse che le correnti erano, appunto «una metastasi che rischia di distruggere il corpo del partito».
Una citazione perfida, quella di Berlusconi, forse suggerita da qualche ex colonnello finiano, che fotografa alla perfezione le intenzioni del Cavaliere: nel Pdl non c’è posto per una corrente di Gianfranco Fini. Comincerà Berlusconi stamattina con la relazione iniziale. Poi parleranno vari ministri «del fare» e i tre coordinatori (due direttamente berlusconiani e uno, La Russa, schierato contro il suo ex leader a cui però ieri in tv ha dedicato l’appello «torniamo tutti insieme»). Verso l’ora di pranzo Gianfranco Fini spiegherà
le ragioni del suo dissenso. Nel pomeriggio segue dibattito, con tutti i finiani (una cinquantina) iscritti a parlare. In vista dei telegiornali della sera riprenderà il microfono Berlusconi per le conclusioni. Alla fine della maratona molto probabilmente si voterà un documento che stabilisce i principi: la maggioranza decide e la minoranza si adegua; la minoranza non si mette di traverso nelle votazioni parlamentari; la minoranza non mette in discussione i punti dei programma della maggioranza. E una corrente non ha motivo di esistere perché «il Pdl è un movimento che nasce dal popolo, non è un partito con le correnti che facevano parte dei vecchi partiti». Il Pdl, assicura Berlusconi lasciando Villa Miani dove ha partecipato alla festa di Israele, «è il partito più democratico che c’è, dove si discute. Quando si arriva a una decisione dove c’è una maggioranza, la minoranza si deve adeguare». Del resto, fa notare il premier, «io stesso ho accolto decisioni dell’Ufficio di presidenza del partito, di cui fanno parte i37 protagonisti del Pdl, anche in dissenso rispetto alle mie posizioni. Ricordo che recentemente avanzai tre proposte ma mi adeguai alle decisioni dell’ Ufficio di presidenza».
Berlusconi non concede nessuno spazio operativo al dissenso, ma «ci auguriamo che non possano esserci scissioni, spero proprio non possano esserci». Se però alla fine il presidente della Camera decidesse di lasciare il Pdl, questo non avrà ripercussioni sul governo che comunque «va avanti, certo che sì». Anche nell’annunciare la Direzione di oggi Berlusconi non lascia spazio alla "fronda" di Fini: «Domani è la celebrazione della vittoria elettorale per raccontare quanto ha fatto il governo e quanto farà in futuro». Per l’opposizione non finisce oggi la fibrillazione nel Pdl. Bersani: «Non so se l’aggiusteranno. Certamente non la risolvono, la loro questione». Per Diliberto, segretario del Pdci, «il Pdl è marcio e il governo è destinato a cadere».
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