Pd: che stupidaggine Chiamati al voto sulla guerra Pdl-Lega

Dalla Rassegna stampa

Pier Luigi Bersani, con la stessa vena ironica che caratterizza buona parte del suo intervento in Aula ridimensiona l'esuberanza celodurista della Lega: «Da quando gira per Roma mi sembra piuttosto flettente, ma non sono un tecnico...». E il Pd, invece, come ne esce? «Abbiamo ribadito linearmente la nostra posizione, essere fedeli ai nostri obblighi internazionali ed essere quelli che chiedono un'iniziativa politica e diplomatica», spiega il segretario lasciando l'Aula dopo il voto. Ieri mattina i democratici hanno depositato una mozione limata fino a poco prima delle nove apportando integrazioni di non poco conto: si ribadisce il sì alla missione nel solco tracciato dall'Onu ma si chiede di «avviare quanto prima nelle sedi opportune internazionali una forte iniziativa diplomatica per promuovere e determinare le condizioni per la convocazione di una conferenza di pace con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori regionali interessati, e in particolare delle organizzazioni internazionali regionali come la Lega araba», oltre all'impegno per il governo a sostegno della cooperazione civile e a protezione dei profughi, in concerto con l'Unione europea. Un testo che Francesco Tempestini e Alessandro Maran, della Commissione Esteri, hanno steso tenendo conto delle osservazioni di Massimo D'Alema - che già nei giorni scorsi aveva sostenuto la necessità «anche di un'azione politica» e che ieri ha definito «una stupidaggine» la mozione votata -, dei radicali e di molti democratici che ritenevano troppo stringato il testo depositato nei giorni scorsi. Una discussione iniziata nell'assemblea del gruppo di ieri e su cui il Pd tornerà ancora, «perché la collocazione dell'Italia nel mondo - dice Maran - non è questione marginale, soprattutto alla luce dei nuovi assetti che si vanno delineando». Ma la mozione rivista e corretta non basta a convincere i sette pacifisti Pd che avevano annunciato l'astensione. Tra i non partecipanti al voto risultano anche l'estensore della mozione, Tempestini e Ferranti, ma è un errore di registrazione dell'Aula ed entrambi chiedono la modifica dei tabulati.

Durante le dichiarazioni di voto va in scena un altro paradosso della politica italiana con la Lega e il Pdl che si mostrano compatti ognuno nella propria incoerenza, prigionieri l'uno dell'altro sotto elezioni. Duro il giudizio del fronte minoritario: «Una vergognosa sceneggiata, una catastrofe diplomatica», dice Bersani, «con una Camera chiamata a pronunciarsi su un conflitto internazionale tra Arcore e Bellerio» - ossia la dimora del premier e la sede del Carroccio e una mozione dove di certo c'è scritto soltanto «no all'aumento della benzina, quando quest'anno ci sarà un aumento di entroito pari a 1 miliardo di euro». Allora, aggiunge, «perché non ci mettete dentro anche le quote latte, la lotta ai comunisti, le elezioni di Milano e poi non la mandate all'Onu?». Bersani affonda, descrive un parlamento «spento per settimane» e poi riacceso «solo per le loro esigenze politiche di propaganda» e i fatti personali del premier. «Cosa direte domani alla Clinton? Le chiederete la data?»

Affonda anche Casini, quando esprime una tagliente «solidarietà» a Frattini perché «in questa situazione c'è da uscire pazzi». «È indecoroso tutto - scandisce-: questa è una pagina nera nella vita del Parlamento e nella storia delle relazioni internazionali dell'Italia». Antonio Di Pietro, definisce la performance della maggioranza niente altro che «marchette elettorali» e «pura ipocrisia» la clausola della data di fine war.

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