Il patriottismo che non convince

C'è una cosa che accomuna, pure in una settimana così politicamente travagliata, i sostenitori del governo e i detrattori intransigenti: il patriottismo. Ma nell'argomentazione che tutti, o quasi, si sentono in dovere di premettere alla difesa o alla critica del Cavaliere, e cioè che "come italiani "si sono sentiti offesi dai sorrisini di Sarkozy e della Merkel, c'è qualcosa che può non convincere.
Gli estimatori di Berlusconi sono davvero gli ultimi a poter sindacare il comportamento pubblico di un premier. Lasciamo pure perdere le corna fatte in una foto di gruppo di capi di Stato, archiviamo la figuraccia con la regina Elisabetta, derubrichiamo a simpatica usanza, perpetuata da un suo ministro, l'innalzamento del dito medio in un pubblico comizio. Mettiamo tutto da parte, ma non si può dimenticare il gesto di una sventagliata di mitra verso una giornalista russa che aveva appena posto una domanda indiscreta al suo amico Putin. E, sventagliando, "l'infame sorrise".
Altro che Sarkozy, Franti. Il “patriottismo” evocato dai supporter del Cavaliere sa di curva di stadio. Dev'essere per questo che il Giornale ha citato in un titolo Zidane. Ma anche l'orgoglio nazionale dei critici può sembrare deviato. È evidente, e lo hanno anche detto, che non dell'Italia ridevano i due, ma di Berlusconi. Che poi è la cosa che nel nostro paese si fa quasi tutte le sere davanti alla tv coi vari Crozza. Senza riflettere che se c'è poco da ridere, questo vale soprattutto per noi.
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