I pasti gratuiti e il conto dell’Imu
La regola di Milton Friedman vale anche per il federalismo municipale. «Nessun pasto è gratuito», insegna il campione della scuola di Chicago. Questo vuol dire che ogni correzione delle aliquote dell’Imu e della cedolare secca sposta centinaia di milioni di euro di imposte o risparmi fiscali: dai proprietari agli inquilini, dalle persone fisiche alle società. La cedolare conviene alla maggior parte dei titolari di case date in affitto, che beneficiano anche di un’Imu dimezzata, dunque più leggera dell’Ici. Anche per le seconde case c’è un vantaggio, perché l’Imu (che qui si applica ad aliquota piena ed è più cara dell’Ici) assorbe l’Irpef sui redditi fondiari. Ecco allora i pasti gratuiti di Friedman. Ma il conto, qualcuno, dovrà pur pagarlo. Nello schema virtuoso del federalismo, la ricevuta verrà recapitata a tutti coloro che oggi affittano case in nero, e che domani dovranno pagare la cedolare (e le sanzioni). Ma, secondo l’ultima versione del decreto, verrà recapitata anche alle imprese che hanno immobili strumentali e ai soggetti passivi Ires: per loro dovrebbe scattare l’Imu standard, più alta dell’Ici e - a quanto pare - non deducibile.
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