Il passo falso della Bonino

La decisione di far iniziare uno sciopero della fame e della sete ad Emma Bonino dev'essere stata dolorosa per Marco Pannella. Si tratta di una forma di lotta politica assai dura, specie per i rischi ad essa connessi, specie se si pensa che Emma, oltre ad essere nel pieno della campagna elettorale, con annesso stress, non è più una ragazzina. Ma Marco ha deciso: sciopero della fame e della sete "in difesa della legalità e della democrazia". Un'iniziativa "di speranza", "per lottare fino all'ultimo", per chiedere al governo "di trovare una soluzione a questo problema di illegalità" affinché tutti i comuni assicurino la possibilità di raccogliere celermente le firme. La candidata governatrice ha attaccato anche la Rai ed i mezzi di informazione che "non fanno il loro dovere" per agevolare come dovrebbero l'attività di raccolta delle firme. Del merito di questa vicenda che
vede ancora una volta i radicali come unico baluardo in difesa della legalità - abbiamo già parlato in precedenza, pure evidenziando, del resto, come sia inevitabile un certo disinteresse degli elettori "amministrativi" da sempre estromessi dalle grandi battaglie politiche radicali, più incentrate sulle violazioni dei diritti umani e civili del globo terracqueo che non sulle speculazioni o storture del sistema politico amministrativo locale. Oggi però ci interessa capire il perché della scelta di Pannella e le conseguenze che ne potrebbero derivare. Chiariamo subito una cosa: siamo coscienti che questo continuo riferire la scelta dello sciopero della fame alla volontà di Marco che non a quella di Emma potrebbe essere inteso come una mancanza di riguardo e considerazione verso la leader radicale. Ebbene, lo è. Del resto, siamo consapevoli che le scelte a Torre Argentina sono di Pannella e basta: dalle strategie politico elettorali, ai simboli, agli slogan ed i tormentoni e quant'altro. A proposito di slogan e simboli: che dire della scellerata stella gialla con cui i radicali accompagnarono la loro recente battaglia elettorale europea? Fu un simbolo che indispettì la comunità ebraica e risultò incomprensibile ai più. E come spesso accade, i torrenziali interventi di Giacinto detto Marco per spiegare il significato dei vessillo non hanno fatto altro che rendere ancor più incomprensibile la scelta.
Ma torniamo ad Emma: non siamo esperti di statistica ma siamo abbastanza convinti che questa storia dello sciopero peserà negativamente sulle possibilità della vice presidente di Palazzo Madama di insediarsi alla guida della giunta regionale laziale. Pur non vivendo nel Lazio, saremmo piuttosto propensi nel credere che l'elettorato preferisce sentir parlare e soprattutto prospettare soluzioni per i problemi che quotidianamente vive. In primis la sanità, che è e resta il cuore malato della politica della maggioranza delle Regioni italiane. Poi, intendiamoci, che le battaglie sulla legalità nella raccolta di firme, così come quelle sulla condizione degli Uiguri, contro massacro del popolo ceceno, per denunciare l`oppressione tibetana, ecc. ecc. siano temi non solo nobili ma fondamentali, non c'è dubbio. Ma la sensazione - ed anche la previsione - è che l'ennesimo gesto tragico, definitivo, dirompente, della premiata ditta P&B, finisca per indispettire e stancare l`elettorato laziale e quanti pensano - e non crediamo siano pochissimi - che "gli scioperi della fame di Pannella hanno iniziato a rompere le scatole". Staremo a vedere.
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