“Il partito di Bondi non è più il nostro”

Formigoni: “Il Pdl mi sta scaricando? Lo vedremo mercoledì”
In uscita Roberto Formigoni presto lascerà la guida della Regione Lombardia dopo 17 anni consecutivi al governo
Presidente Formigoni, ha visto che Sandro Bondi la vuole rottamare?
«Ho letto con interesse la vostra intervista. Bondi ha delineato un nuovo Bondi. Ma ha anche delineato, come ho scritto su Twitter, un Pdl nel quale moltissimi dirigenti ed elettori faticheranno a riconoscersi».
Ricordiamo: accusa gli ex di An e i cattolici di impedire il rinnovamento da «posizioni di radicalismo religioso».
«Con quell’intervista, Bondi contraddice quella magistrale sintesi voluta da Silvio Berlusconi nel biennio 93-94 e con la quale si intendeva raccogliere in Forza Italia il meglio delle tradizioni culturali e politiche d’Italia. La tradizione cattolico-popolare, la tradizione riformista, la tradizione laico-liberale. Ecco, se Bondi non smentisce, e non ha smentito, tutto questo per lui non esiste più».
Ha detto che la cultura di destra e quella cattolica più oltranzista hanno prevalso.
«Fu lui stesso - e ha fatto bene a ricordarglielo Gaetano Quagliariello - a dichiarare compiuta la costituzione del Pdl quando il Consiglio dei ministri decise all’unanimità di emettere un decreto con l’obiettivo di salvare la vita di Eluana Englaro».
Ora ammette che fu un errore.
«Quindi ho ragione io: il Bondi di oggi è un Bondi nuovo. Da dove salta fuori? Eppure anche quella legge nacque dalla sintesi fra la cultura cattolica non integralista e la cultura laica non anticlericale. E infatti il favor vitae era giustificato laicamente, non confessionalmente. Dunque in un colpo solo Bondi contraddice se stesso, contraddice la sintesi di Berlusconi e disegna un Pdl nel quale pochi si ritroveranno. Cioè passiamo dal partito popolare di massa al partito radicale di massa, che poi non esiste perché i partiti radicali sono partitini...».
Che facciamo, partiamo da Bondi per arrivare a Pannella?
«Per carità, non voglio prendermela con Pannella. Però oggi Bondi mi sembra più vicino alla visione estremista dei radicali, ai loro filmati pro eutanasia, all’aborto senza se e senza ma».
Presidente, forse esagera. Comunque sarebbe ingeneroso sostenere che Bondi è il ventriloquo di Berlusconi. Ma sarebbe da sciocchi ignorare che Bondi è ancora molto, molto vicino al presidente del Pdl, e negare che le opinioni dell’uno discendano dall’altro.
«Al di là del fatto se Bondi risieda o meno ad Arcore, la questione non mi sfugge. Mi è talmente chiara che aggiungo che Bondi non è un parlamentare qualsiasi che esprime la sua opinione e finisce lì. È ancora uno dei tre coordinatori del partito. Ha una responsabilità istituzionale».
Quindi?
«Quindi sono contento che mercoledì ci sia l’ufficio di presidenza, così avremo modo di parlarne, anche con Berlusconi, e capire se il partito che lui vuole è ancora il partito che abbiamo costruito e per cui ci siamo battuti. Se è il partito che intendevamo democratizzare: io sono stato fra i primi a chiedere le primarie, e le primarie sono state decise e avallate a tutti i livelli».
Ma le primarie paiono morte.
«Sarebbe un grave errore e anche di questo dobbiamo parlare senza infingimenti nell’ufficio di presidenza. Se mi si dice che oggi 30 novembre non siamo in grado di organizzare le primarie per il 16 dicembre, non mi oppongo. Se mi si dice che saltano, non sono d’accordo. Cioè: se il problema è logistico, lo risolviamo. Se è politico, discutiamone».
Però, presidente, Bondi l’ha attaccata personalmente: le ha detto di riflettere sui suoi errori, che il suo sistema di potere è da regione rossa.
«Ah mi sono fatto proprio una risata. Ieri (giovedì, ndr) ero alla Conferenza delle regioni e ho chiamato il mio amico Vasco Errani e ci abbiamo riso sopra. Se vogliamo essere seri, il buon governo della Lombardia è riconosciuto come tale da tutti gli organismi nazionali e internazionali. E si tratta di risultati incontrovertibili raggiunti con gli amici di An e della Lega e di cui il Pdl è sempre stato orgoglioso».
Non c’è dubbio, ma gli errori...
«Di errori ne ho commessi e li ho riconosciuti. Errori di inopportunità su cui si può discutere tutta la vita, ma non ho mai violato la legge. Da che sono governatore della Lombardia, sono stato rinviato a giudizio undici volte e undici volte sono stato assolto».
Ma davvero non ha l’impressione che nel Pdl la stiano scaricando?
«Anche questo lo vedremo mercoledì. Ma sinceramente no, non ho quest’impressione».
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