Il partito al contrattacco: «Cappato è in preda a un'ossessione»

«Solidarietà ai rappresentanti del partito» e «massima fiducia» in loro. Guido Podestà, durante la campagna elettorale che ha portato per la quarta volta Roberto Formigoni al Pirellone, era il coordinatore lombardo del Pdl: mentre la Procura indaga dieci azzurri per le presunte firme false, oggi il presidente della Provincia si schiera al fianco dei politici sotto i riflettori.
«Rimango, comunque, fiducioso sia riguardo l'operato della Magistratura sia sulla circostanza che tutti i componenti del Pdl sapranno chiarire la loro posizione nel più breve tempo possibile» dice Podestà, «spero che l'inchiesta induca il Parlamento a rivedere la normativa vigente». È il ragionamento che trapela a tutti i livelli nel partito di viale Monza: perché il Pdl, di gran lunga il maggiore partito lombardo, deve raccogliere le firme di una qualunque lista civica votata da quattro gatti? Dice Podestà: «La legge è anacronistica e cambia a seconda delle competizioni creando complicanze inutili».
Più duro il presidente del consiglio provinciale Bruno Dapei (Pdl): «Trovo paradossale che una procedura pensata per evitare liste senza supporto popolare porti qualcuno a chiedere di invalidare elezioni che hanno dato un responso limpido ed inequivocabile». Poi, la stoccata ai radicali. «Hanno dimostrato in passato su tante battaglie maggior senso democratico e, per esempio con Toni Negri, più garantismo di oggi».
Dal Pirellone, per il Pdl prende la parola il capogruppo Paolo Valentini, infuriato con la battaglia portata avanti da Marco Cappato. «Cappato è in preda a un vera e propria ossessione, gli consigliamo di prendere un Valium. Invece di continuare a ripetere come un disco rotto le sue elucubrazioni, rispetti l'azione della magistratura e i suoi tempi». Finora, tra l'altro, i ricorsi dei radicali sono sempre stati bocciati dai giudici. «Mediti sulle quattro sconfitte che ha già subito davanti al Tar e al Consiglio di Stato» attacca Valentini. «Fortunatamente, non è Cappato che amministra la giustizia in Italia».
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