Partiti, contenitori, modelli di leadership

Il Pdl deve affrontare nella prossima primavera elezioni amministrative parziali in condizioni sfavorevoli, senza gli alleati tradizionali della Lega e collegamenti solidi con i centristi. Il fatto che anche le altre formazioni politiche abbiano i loro guai non consola, caso mai sottolinea il carattere sistemico della crisi della politica. Facendo di necessità virtù, pare che i dirigenti del Pdl siano orientati a presentare solo liste civiche, avviando un'operazione che porta al superamento del partito così com'è o meglio com'era. La ricerca di una nuova forma della rappresentanza è complessa e può passare per fasi anche molto critiche. Tuttavia va considerato con rispetto il travaglio di chi cerca, almeno, di affrontare il problema senza cullarsi in illusioni retrospettive. In una società moderna, in cui le fondamentali forze politiche convergono sui principii fondamentali, chi punta a una funzione politica decisiva deve offrire, soprattutto, leadership credibili e capacità di adattamento alle mutevoli situazioni. Le polemiche contro il "leaderismo" che hanno caratterizzato gli ultimi anni erano solo strumentali all'antiberlusconismo militante o espressione di una infondata nostalgia per i partiti ideologici. Costruire leadership locali e nazionali, verificarle in un percorso di consenso, è la funzione residua della democrazia politica. Naturalmente serve anche l'elaborazione programmatica, serve collegialità e riconoscimento degli apporti, ma è anche su questo che si valuta l'efficacia di una leadership. Le liste civiche rappresentano un passo indietro nella concezione autoreferenziale del partito, il che può rappresentare un vantaggio nella ricerca di nuove e più moderne forme di rappresentanza politica, anche se non saranno immediatamente premiate nell'esito elettorale.
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