Il "partigiano" Marco

“In Italia sta venendo fuori uno Stato putiniano”. Oppure: «Berlusconi e D`Alema sgomitano sotto la tenda di Gheddafi». Ancora: «Se al Paese fosse permesso di eleggermi democraticamente presidente del Consiglio, la prima cosa che farei sarebbe di dimettermi. Perché vorrebbe dire che non c`è più bisogno di me». Per conversare di politica con Marco Pannella, è necessario abbandonare le categorie mentali prestabilite, accettare il ragionamento per associazioni, analogie, per salti e scossoni. «La vita è il combinato disposto fra quello che ti propone il Dna e la tua singolarità»; «La direttrice del museo di Dharamsala mi faceva vedere tutte quelle statue di Buddha. Quanti sono i Buddha? Miliardi, mi ha risposto, e ognuno ha il suo tempo. Ecco, ho sempre avuto il rispetto del tempo e del mistero in cui siamo immersi»; «Nel 1999 la coppia fissa Berlusconi - D`Alema si oppose con un vero e proprio colpo di Stato alla candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Repubblica. Donna, radicale, pro divorzio e aborto, Emma era una Obama europea».
A pochi giorni dall’ottavo congresso di Radicali italiani a Chianciano Terme (s`è inaugurato ieri, 12 novembre, si chiude domenica 15) Giacinto Pannella, nome di battaglia contro la partitocrazia Marco, classe 1930, teramano, un padre abruzzese (Leonardo Pannella) e una madre svizzera (Andrée Estachon) che evidentemente gli trasmette una proposta di Dna protestante, s`appoggia per lavorare in una stanza della sede del partito, a via di Torre Argentina. Un vano lungo e stretto come un corridoio cieco, d`atmosfera provvisoria e casuale, illuminato da un neon bianco, un paio di tavoli uniti sotto carte, portaceneri, scatole di sigari, telefoni. Esiste gente che lavora e pensa meglio quando sta sul ciglio, in bilico, comodamente appoggiato sul bordo di una lama, con i piedi fortemente poggiati nell`attimo fra il rimanere e l`andare via. È la precarietà radicale. «Tutto quello che ossifica non m`interessa». È la transitorietà innata di chi fonda il Partito radicale transnazionale e transpartito. Sic transit gloria mundi, quindi se tutto scorre e attraversa, se nessuna illusione è permessa e la libertà «è l`atto di scegliere la forma delle interdipendenze», allora «Emma alla Regione Lazio, non se ne parla. Non è una cosa seria. Come può Emma stare qui, a Roma, col Vaticano? Renata Polverini è la candidata migliore». Di piacevole c`è il gusto delle verità paradossali, l`amore per quanto Baudelaire avrebbe aggiunto alla Dichiarazione dei diritti dell`uomo: il diritto di andarsene e quello di contraddirsi. «Credo alla comunità dei morti e dei viventi: sono fatti loro se pensano di liberarsi di me quando me ne andrò». Il contrario del transitare è partire restando. "Loro" sono quelli del «regime che ha imparato a scegliere l`opposizione», del «sessantennio partitocratico peggiore del Ventennio», quelli della «Corte costituzionale da me chiamata suprema cupola della mafiosità partitocratica, che ha di fatto abolito i referendum inventati da noi», della soglia di sbarramento al 4 per cento «di cui Berlusconi ha detto che era stata voluta da Veltroni. Se ne è fatto un dramma e poi Sinistra e libertà chiede il 4 per cento in Toscana perché si allea con il Pd»; sono anche quelli di un Parlamento «fuorilegge perché, tanto per fare un esempio, doveva eleggere la commissione di vigilanza sulla Rai e non l`ha fatto per un anno e mezzo». L`eloquio scorre come alcol sul dente cariato della televisione: «Michele Santoro ha una cosa in comune con Bruno Vespa: non mi vuole alla sua trasmissione». Una volta almeno, e lo ricorda, ad “Annozero" Pannella è andato, il 21 maggio scorso, campagna elettorale per le europee, ma c`è voluto uno sciopero della fame e gli interventi del capo dello Stato Napolitano e del presidente della Camera Fini. Qualche giorno dopo il "partigiano" Marco è andato anche da Floris a "Ballarò" : «E lì ho sfottuto Franceschini. Da quel momento non mi hanno più invitato». Vecchia battaglia quella contro la morte televisiva dei Radicali: «Sanno che siamo popolari. Non possono reggere la democrazia. Hanno quasi il diritto-dovere di essere fascisti con noi. L`altro giorno ho chiesto a Ignazio Marino: ma tu stai con Bonino o con D`Alema? Nessuna risposta». Spiega, dice, parla, racconta, narra, ricorda, puntualizza, chiarisce, specifica. Forse non è una strategia di comunicazione adatta alla tivvù, magari i conduttori temono i suoi fiumi di parole, i torrenti di digressioni e di concetti, le cascate di cifre, statistiche, risultati elettorali delle innumeri sfide recenti e antelucane e delle sovvenzioni a Radio radicale in pericolo di vita, i laghi di memorie da Prima repubblica, la Dc, il referendum sul divorzio, Mariano Rumor che nel `74 era a capo d`un governo di centrosinistra, i televisivamente pericolosissimi ricordi: «Quando a Trieste nel `79 ebbi appena cento voti in meno di Almirante,perché a Catania nell`88...». Quindi non lo invitano. Conosce la questione, evidentemente qualcuno deve già avergli fatto notare la cosa, e ha la risposta in tasca: «Io ragiono per associazioni ma so che le persone comprendono me più di quelli che parlano come libri stampati». Sussurra una civetteria: «Non vado al cinema da venticinque anni, non leggo un libro da trenta. Una volta suonavo il violino, da chissà quanto non assisto a un concerto. Sono una bestia». E poi profferisce una facezia: «Mi sono sempre detto che se riesco a convincere e farmi intendere da un Radicale, allora sono certo che tutti là fuori mi capiscono». Bersani deve averlo capito abbastanza bene: «In generale - ha spiegato il neosegretario del Pd - riconosciamo loro una specificità, c`è collaborazione e confronto sui temi economici e sociali, vogliamo ci sia anche su altri temi, come l`evoluzione dei diritti civili». E Pannella risponde che vuole tentare «la carta della grande alleanza democratica, contro il regime partitocratico. Però sono anche consapevole del rischio di una "non alleanza"». Rischio che potrebbe avverarsi se Bersani si dispiace dell`attacco che Pannella ha sferrato contro la candidatura di D`Alema a ministro degli Esteri europeo appoggiata da Berlusconi. «Quella della coppia fissa Berlusconi - D`Alema è una storia ufficiale che i Radicali documentano da tempi insospettabili». Qualità d`un leader è sicuramente «lottare per il possibile contro il probabile ma forse ancor di più saper ripetere parola per parola quanto già detto in precedenti occasioni, in questo caso a Radio radicale. Repetita iuvant: «In occasione dell`ultima campagna partigiana per le elezioni europee, inviammo un volantone elettorale nel quale raccontavamo come quella coppia nel 1999, con un vero e proprio colpo di Stato contro la democrazia, si oppose alla candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Repubblica. Nonostante l`80 per cento degli italiani dicesse di sostenerla e nonostante le sue capacità, dimostrate da ultimo in quanto commissaria dell`Ue». E stavolta aggiunge: «La stampa britannica, mai tenera con nessun continentale, soprattutto se italiano, affermò che Emma era la più grande ministra della storia della Cee». Comunque l`argomento degli accordi con gli altri partiti è ottimo proprio per le conversazioni congressuali. «Noi sosteniamo che oggi occorre sicurissimamente essere consapevoli che quanto accade non è un risultato. Di Berlusconi. Lui è soltanto l`ultimo prodotto della Prima repubblica. Al Congresso bisogna stabilire cosa vogliamo fare». Un`alleanza con i Verdi, magari? «Se non c`è democrazia, la questione ambientale non scoppia. Con i Verdi, dovremo lavorare insieme. L`idea geniale di Daniel Cohn-Bendit in Francia è di sostenere che l`attualità del mondo è quella ecologista, quindi il movimento ambientalista non può stare nel chiuso dei recinti di destra e sinistra». Alle regionali secondo Pannella, che avverte di dovere ancora studiare il progetto per bene, ci saranno tre liste: Bonino -Pannella, laico-socialista e Verde. Uniti ma autonomi. Perché per Pannella nell`amicizia, come nella felicità, esiste sempre una cifra drammatica, «unico modo per evitare tragedie».
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