E in Parlamento parte l'applauso bipartisan

Scoppia spontaneamente in un applauso unanime l’aula di Montecitorio alla notizia dell’estradizione di Cesare Battisti approvata dalla Corte suprema brasiliana. «Un applauso che non credo abbia bisogno di commenti», chiosa il vicepresidente di turno Maurizio Lupi. Di commenti invece ne piovono subito tanti da una parte e dall’altra, per una volta tutti dello stesso segno: «Giustizia è fatta». A caldo intervengono due deputati parenti di vittime del terrorismo. Olga D’Antona parla di «una vittoria per l’Italia e il sistema giustizia» e si augura che accada la stessa cosa per la Petrella per la quale la Francia ancora nega l’estradizione. L’entusiasmo tra i banchi è tale che Giovanni Bachelet, figlio del vicepresidente del Csm ucciso dalle Br nel 1980, si alza e «Chiedo scusa a Cesare Battisti per i toni usati qui», dice: «La nostra Costituzione prevede la pena per la rieducazione, non la vendetta».
Il presidente della Camera Fini sottolinea come la decisione della corte brasiliana «rinsalda gli storici vincoli di amicizia fra due Paesi che appartengono alla stessa civiltà giuridica» e «permette di sperare in una conclusione positiva di una vicenda che ha profondamente turbato l’opinione pubblica». «E’ giusto che Battisti sconti la pena in Italia per i gravissimi reati commessi, che tanta sofferenza hanno causato ai familiari delle vittime», gli fa eco dal Senato il presidente Schifani. «Quando il governo ascolta e rappresenta doverosamente il Paese si ottengono davvero dei risultati», commenta la vicepresidente della Camera, nonché presidente del Pd, Rosy Bindi.
Che il merito vada «al governo e al popolo amico del Brasile» è convinto Ignazio La Russa, soddisfatto dell’applauso bipartisan oltre che della sentenza che fa sì che «le vittime non abbiano a subire una beffa, dopo il dolore per la perdita dei loro cari». Aveva polemizzato con alcuni politici brasiliani. Ora minimizza e afferma che «si trattava di alcuni personaggi orientati a ottenere per Battisti una sorta di immeritata impunità» ma, precisa, «non era mai venuto meno il rispetto verso il presidente Lula e un Paese amico». Neppure teme, La Russa, che Lula possa non confermare l’estradizione, nel caso la corte gli sottoponesse l’atto: «Non lo posso nemmeno immaginare, ormai il dado è tratto». «E’ la fine di una profonda amarezza», commenta Franco Frattini, alludendo allo status di rifugiato concesso in un primo tempo al pluriomicida Battisti. Il ministro degli Esteri sottolinea l’impegno con cui «istituzioni e mondo politico italiano si sono battuti per difendere gli interessi dello Stato, con responsabilità e rispetto».
E che la decisione della corte brasiliana rappresenti «una vittoria della posizione fortemente unitaria espressa a tutti i livelli dall’Italia» lo ricorda dall’Udc Michele Vietti. «Il Paese unito ha fatto valere le sue ragioni», concorda il vicepresidente del Senato Vannino Chiti, Pd. «E’ giusto che le persone facciano i conti con la propria storia», osserva il ministro per la Gioventù Giorgia Meloni, Pdl. Piero Fassino si augura «tempi rapidi». Più greve, Antonio Di Pietro spera che «al più presto questo signore possa essere ospitato nelle patrie galere». Gli unici no comment vengono dai radicali: Bernardini, Turco e Cappato, interpellati, hanno preferito non fare dichiarazioni.
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