Parla Alfano "Stefano non doveva morire"

Dalla Rassegna stampa

«Prima di iniziare devo fare una premessa: Stefano Cucchi non doveva morire, si doveva evitare che morisse. E per questo siamo in prima linea per accertare la verità e le responsabilità di chi anche attraverso omissioni abbia provocato questo tragico evento». Il ministro della Giustizia Angelino Alfano interviene così in Senato per illustrare l`informativa del governo sulla tragica scomparsa di Stefano Chucchi, morto il 22 ottobre, sei giorni dopo essere stato arrestato perché trovato in possesso di un quantitativo di droga. Riguardo al merito della vicenda, il Guardasigilli spiega che «Chucchi aveva manifestato ai sanitari la volontà di non rilasciare notizie sul suo stato di salute ai genitori e aveva firmato un documento in tal senso». «Secondo l`amministrazione penitenziaria - prosegue Alfano - i suoi familiari si erano recati due volte all`ospedale Sandro Pertini per parlare con il giovane, ma in entrambe le occasioni era stato detto loro di munirsi di permesso». Quanto al divieto opposto loro di incontrare i sanitari per avere informazioni sulle condizioni dell`uomo, Alfano osserva che si è seguita la regola per cui «nessuna informazione può essere data senza l`autorizzazione del magistrato». Divieto che può essere superato dall`autorizzazione firmata dal detenuto, ma che, secondo le informazioni provenienti dal Ministero della Salute, sarebbe stata negata proprio dal giovane. Poi il Guardasigilli fa il punto sull`attività degli inquirenti: «Sono due i tronconi dell`inchiesta in corso da parte della Procura di Roma: la prima riguarda le lesioni subite da Cucchi, per valutare se siano state intenzionalmente provocate o accidentali, la seconda è relativa a un`eventuale mancata alimentazione e idratazione nei suoi confronti». Una ricostruzione che suscita dubbi nella sorella di Stefano, Ilaria, seduta nelle tribune di Palazzo Madama durante l`intervento di Alfano. «Voglio vedere questo foglio che sarebbe stato firmato da mio fratello, con cui si negava l`autorizzazione a fornirci notizie sul suo stato di salute», dice la donna, che ritiene non veritiero anche il fatto che siano state presentate due sole richieste di colloquio da parte della famiglia della vittima presso il centro penitenziario dell`ospeda- le Pertini: «Siamo stati lì tutti i giorni, ora vogliamo vedere le carte». Ilaria aggiunge che la sua famiglia intende querelare i medici della struttura sanitaria, responsabili di dichiarazioni «non vere» sullo stato di salute del fratello, che «aveva frequentato una comunità di recupero e si stava riabilitando dai problemi di tossicodipendenza». Di informazioni contraddittorie da parte dei medici del Pertini e di notevoli dubbi su ciò che avrebbero detto al ministro, parla l`avvocato della famiglia Chucchi, Fabio Anselmo. «Faccio fatica - osserva il legale - a capire come possa un ragazzo nella condizione fisica debilitata e sofferente di Stefano e con una duplice frattura alla schiena, preoccuparsi di una normativa sulla privacy. Una tesi del genere rischia di suscitare l`ilarità». Sul documento che, secondo quanto riferito da Alfano, sarebbe stato sottoscritto da Chucchi, emerge intanto una novità: il sito on line Panorama. it pubblica la copia di un modulo ricevuto dal giovane la sera del 17 ottobre, dopo il suo ricovero al Pertini, intestato al Dipartimento dell`amministrazione penitenziaria. Secondo il settimanale, Cucchi, a cui sarebbe stato chiesto di autorizzare i sanitari a rilasciare notizie mediche ai parenti durante il periodo della degenza, avrebbe scritto per due volte «no» e avrebbe apposto la sua firma sul documento. Firma sulla cui autenticità i genitori nutrono forti dubbi. Sul piano politico, il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri evidenzia i «numerosi dubbi soprattutto sul versante ospedaliero della vicenda», mentre la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro invita il Guardasigilli a spiegare perché Cucchi non aveva un avvocato di fiducia e perché il carcere sia per alcuni luogo di privilegio e per altri luogo di abbandono e sopraffazione». Alfano intanto annuncia anche l`avvio di un`indagine amministrativa in merito alla registrazione della conversazione sui presunti pestaggi nel carcere di Teramo, sollevata dalla radicale Rita Bernardini. La Finocchiaro, esortando il ministro a farsi carico dell`istituzione del garante nazionale dei detenuti, chiede «se l`intercettazione nasconda un odioso fatto isolato o se in qualche modo se ne possa ricavare un affresco più ampio».

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