Pari opportunità: la tutela passa al comitato unico

Si chiama comitato unico di garanzia il nuovo tassello che arricchisce il quadro delle pari opportunità sui luoghi di lavoro. Dopo il recepimento della direttiva europea 54 entrata in vigore il 20 febbraio scorso - che ha introdotto nuove regole per tutti i datori di lavoro, ora il focus si restringe sulle amministrazioni pubbliche.
Il "collegato lavoro", infatti, stabilisce che gli enti del settore statale devono impiegare al meglio le risorse umane, assicurando formazione e sviluppo professionale. Parità e pari opportunità tra i sessi devono essere una garanzia, come l'assenza di ogni forma di discriminazione, diretta e indiretta, relativa a genere, età, orientamento sessuale, razza, origine etnica, disabilità, religione o lingua nell'accesso al lavoro, nelle promozioni e nella sicurezza.
Il compito di evitare che la lotta alle discriminazioni resti solo sulla carta è affidato a un comitato unico di garanzia, che ogni amministrazione dovrà costituire al proprio interno entro 120 giorni dall'entrata in vigore del "collegato lavoro".
Un settore, quello pubblico, dove operano 3,4 milioni di addetti, il 55% dei quali è donna. La presenza femminile è concentrata nella scuola che registra circa 9oomila dipendenti, contro 25omila uomini, e nella sanità, dove le quote rosa sono al 63 per cento. «La pubblica amministrazione - spiega Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità - è già il settore più familyfriendly dell'intero sistema economico. Con queste ulteriori modifiche si punta a migliorare il risultato, togliere ogni ostacolo sulla via della carriera dei lavoratori e istituire un sistema di controlli più snello e funzionale».
Il nuovo comitato di garanzia sostituirà gli organismi sulle pari opportunità e quelli paritetici sul mobbing, previsti dai contratti collettivi, assumendone tutte le funzioni. «Sarà fondamentale - avverte Giovanni Faverin, segretario generale della Cisl funzione pubblica - integrare al meglio i poteri dei comitati preesistenti per creare una cabina di regia unica che metta al centro le persone: oggi molte amministrazioni pubbliche sono poco attente ai percorsi di reinserimento delle lavoratrici dopo la maternità».
È sicura del buon esito dell'operazione Alessandra Servidori, consigliera nazionale di parità: «La disciplina sulle pari opportunità nel settore pubblico era molto frammentata: c'era una dispersione di forze tra i vari organismi, con un'inevitabile difficoltà a ottenere risultati significativi». Con le nuove regole invece «viene messa in atto una strategia di razionalizzazione precisa Servidori - che consentirà al comitato unico di guadagnare autorevolezza, anche per accertare l'assenza di discriminazione ai fini degli avanzamenti di carriera».
Infatti, tra i compiti previsti dal "collegato lavoro" sono indicati quelli di verifica, oltre che propositivi e consultivi in collaborazione con la consigliera nazionale di parità. La costituzione dei comitati di garanzia sarà - nelle intenzioni del legislatore - a costo zero. È infatti espressamente
indicato nella norma che non ci saranno nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Le modalità di funzionamento saranno definite da una serie di linee guida attese nel giro di 9o giorni e messe a punto ai dipartimenti della funzione pubblica e delle pari opportunità. Per ora è previsto che di questi organismi faranno parte un componente designato da ciascuna delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e dallo stesso numero di rappresentanti dell'amministrazione in modo da assicurare la parità.
Sul versante delle sanzioni, la legge precisa che la mancata costituzione del comitato comporta la responsabilità dei dirigenti incaricati della gestione del personale.
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