Paradosso Radicali nel Lazio: “Troppe donne in lista: esclusi”

Si sa che l’Italia è uno strano Paese in fatto di parità tra donne e uomini ma, a volte, le stranezze diventano paradossi ai limiti dell’incredibile. Come è accaduto ai Radicali che nel Lazio si sono visti bocciare la loro lista dalla Corte d’Appello perché c’erano troppe donne. Per essere riammessi ieri hanno fatto ritirare la candidatura di una donna e ora attendono una decisione definitiva. Capita anche questo, come capita che si accenda la tv ogni sera per ascoltare i tanti programmi di approfondimento come sempre durante una campagna elettorale, e si abbia l’impressione che in Italia esistano solo uomini in grado di parlare di politica o andare in televisione a parlare a nome di un partito. Tutti conoscono la par condicio politica, quella che impone un eguale trattamento tra i partiti nelle loro presenze in tv in modo da evitare differenze troppo marcate nella loro visibilità. Da quest’anno è obbligatoria anche la “par condicio di genere”, e quindi è necessario garantire pari opportunità nei programmi televisivi tra donne e uomini. È l’effetto di una modifica della legge storica sulla par condicio del 2000, entrata in vigore il 26 dicembre scorso. Complice le vacanze di Natale, o chissà che altro, la modifica non era stata inserita nel Regolamento applicativo diffuso il 4 gennaio dall’Agcom, l’Autorità per le Comunicazioni. Sono dovuti passare undici giorni ed è stata necessaria una lettera di protesta per veder porre rimedio alla mancanza con una circolare che ricordava la nuova norma. Ci si sarebbe aspettati un adeguamento da parte delle emittenti televisive, la parità dietro lo schermo. «Invece, nulla», denuncia Rossella Oliva, presidente della Rete per la Parità e fondatrice di “Aspettare stanca”, due delle 50 associazioni firmatarie dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria che hanno inviato la lettera di protesta all’Agcom e che stanno lavorando per ottenere par condicio nelle candidature e nei programmi televisivi.
E quando Rossella Oliva dice “nulla”, non è solo un modo di dire. Non solo era stata dimenticata la nuova norma ma non vengono nemmeno pubblicati i dati sulle presenze donne/uomini in tv, come sarebbe previsto. «Non abbiamo fatto in tempo - fanno sapere dall’Agcom - i dati saranno pubblicati tutti alla fine della campagna elettorale. E comunque l’obbligo non esiste». Le associazioni di donne non sono d’accordo e anche su questo punto annunciano battaglia e pretenderanno la diffusione dei dati a partire almeno da febbraio. Finora, quindi, esiste un solo dato ufficiale sulle presenza di donne in tv in quest’inizio di campagna elettorale, arriva dall’Osservatorio di Pavia e si riferisce ai soli programmi della Rai. Agli uomini va il 96,1% delle presenze durante i tg e il 76,8% durante i talk show. Dati decisamente desolanti. Dalla rilevazione effettuata dalla Stampa sui principali programmi di approfondimento serale, da Porta a Porta a Ballarò e Servizio Pubblico risulta che, ad esempio, Bruno Vespa abbia realizzato sette puntate dal 12 al 21 gennaio con una sola donna ospite prima di ravvedersi e prevedere una serata di mea culpa con sole donne in studio. Italia Domanda, la trasmissione di Canale 5, trasmette tre puntate con soli uomini e alla quarta il 23 gennaio invita anche una donna, Linda Lanzillotta, insieme con cinque uomini. Servizio Pubblico di Michele Santoro fa informazione senza donne per le prime due puntate alla terza (non a caso il 24 gennaio) si adegua e invita due donne, Mara Carfagna e Lara Comi. A Ballarò, nelle tre puntate trasmesse, si salvano grazie alla presenza di economiste, sindacaliste e giornaliste, ma la presenza femminile politica in senso stretto è irrilevante.
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