Par condicio, stretta sui talk show politici

Dalla Rassegna stampa

Dal 28 febbraio al 28 marzo, cioè fino alle elezioni, non potranno andare in onda le più popolari trasmissioni di approfondimento così come le conosciamo. Probabilmente salteranno: da Porta a porta a Ballarò, da Annozero a In mezz`ora. Lo ha deciso ieri la commissione di Vigilanza Rai che
ha votato il regolamento della par condicio. La norma è stata varata dal centrodestra col voto
del relatore Marco Beltrandi, radicale eletto nelle liste pd. Netta l`opposizione del Partito
democratico che ha abbandonato i lavori. La norma di fatto assimila alle regole della comunicazione politica anche le trasmissioni politiche. E la prima volta che una simile disposizione viene varata.
Sostiene Beltrandi: «Le nuove regole stabiliscono che i programmi di approfondimento possano scegliere. O ospitare nei loro spazi le tribune politiche, oppure andare in onda in orari e fasce diverse. Dipenderà da Vespa, da Floris, da Santoro, cioè dai responsabili delle trasmissioni. In ogni caso, se
decideranno di andare in onda in altre fasce orarie, dovranno obbedire alle regole della comunicazione politica e cioè delle tribune». Durissimo Fabrizio Morri, capogruppo pd in Vigilanza:
«Ciò che è accaduto è molto grave. Il centrodestra, complice Beltrandi, ha votato
la soppressione delle trasmissioni di approfondimento nell`ultimo mese di campagna elettorale. Quegli appuntamenti salteranno, cosa mai accaduta e che la legge non chiede. Per estensione due terzi del palinsesto di Raitre rischiano la cancellazione. La norma, infatti, prevede che al posto di queste trasmissioni si facciano tribune elettorali, con le regole rigide della ripartizione paritaria
fra tutti i soggetti politici». Secondo Morri si apre un problema anche per la tv commerciale:
«Dubito molto che l`Autorità per le comunicazioni si senta di cancellare Matrix o gli altri approfondimenti di Mediaset». Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani, parla di «atto indecente compiuto da un eletto nelle liste del Pd».
L`Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai, evoca lo sciopero. Lo conferma il segretario Carlo Verna: «Apriremo le procedure dopo la decisione della vigilanza di mettere il bavaglio all`informazione Rai durante la campagna elettorale. Si stanno minando le ragioni stesse
del servizio pubblico». Protestano anche i piccoli partiti: «È la riduzione ai minimi termini
delle forze politiche più piccole, violando il valore costituzionale della tutela delle minoranze»,
dice Pancho Pardi (Idv).
Aggiunge Angelo Bonelli dei Verdi: «Mi appello al presidente Napolitano affinché non venga
compiuto questo vero e proprio furto di democrazia. Continuerò il mio sciopero della fame a oltranza».

© 2010 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK