Papabili e sponsor in pista per il Colle. Si muovono le truppe del grande risiko

Dalla Rassegna stampa

ROMANO PRODI (stabile)
Candidato divisivo per eccellenza, e perciò idealmente sostenuto da tutti coloro che vogliono spingere il Pdl sulle barricate, rottamare Bersani e andare ad elezioni. È il caso, tra gli altri, dei renziani. Ma poiché Prodi cura da tempo il rapporto con Casaleggio, eccolo spuntare nella “rosa” grillina. È difficile che accada, ma se oggi il suo nome venisse confermato dal M5S, Bersani potrebbe sostenerlo esaltandone le relazioni internazionali e sperando di essere mandato alle Camere in cerca di fiducia. Vendola ci conta.

FRANCO MARINI (scende)
Uomo equilibrato, non antiberlusconiano e grande mediatore: è dunque il candidato ideale di chi sogna l’accordo Pd-Pdl. Osteggiato da montezemoliani, grillini e leghisti, oltre a quello dei berlusconiani vanta il pieno sostegno degli ex democristiani del Pd. Che per l’occasione invocano la regola non scritta dell’alternanza laico-cattolico al Quirinale. Per Bersani ha due limiti: non ha spessore internazionale; non è quel che si suol dire un uomo nuovo.

SERGIO MATTARELLA (sale)
È la versione decisamente light e siciliana di Romano Prodi. Un prodino senza respiro internazionale, però. Mai stato tenero con Berlusconi, ai tempi della legge Mammì (era il 1990) per protesta si dimise da ministro dell’Istruzione. Ma forse è cambiato. Ora è membro della Consulta: pur essendo stato parlamentare per 25 anni, passerebbe dunque quasi da ‘tecnico’. E accontenterebbe i cattolici del Pd e pare anche i veltroniani, spingerebbe forse i grillini a rivangare le accuse di mafia rivolte al padre Bernardo, già costituente democristiano, pur essendo il fratello di Piersanti, che dalla mafia fu ucciso nel 1980 perché avversario di Vito Ciancimino.

MASSIMO D’ALEMA (scende)
Gradito al Pdl per via del noto «realismo togliattiano» che lo porta ciclicamente a tentare di conciliare i due poli maggiori nell’interesse del sistema politico, rappresenta in realtà la più improbabile delle soluzioni possibili. La sua forza è anche la sua debolezza. Molti griderebbero all’«inciucio», molti al passato che non passa. La ‘società civile’ - qualsiasi cosa sia - non gradirebbe e non gradirebbero neanche i cattolici del Pd.

ANNA FINOCCHIARO (sale)
È da qualche giorno che nel Pd si insiste molto sul suo nome. Ex magistrato, ma in tema di Giustizia oggi su posizioni analoghe a quelle di Violante, avrebbe per certi aspetti il profilo di un D’Alema col vantaggio di non essere D’Alema. L’anzianità parlamentare e certe vecchie polemiche (presunti favori al marito in Sicilia e foto con scorta da Ikea) cavalcate da Renzi nella speranza di far precipitare la situazione verso il voto, sarebbero bilanciate dal fatto d’esser donna. «La prima donna presidente della Repubblica italiana»: suona bene, non c’è che dire. Eppure, i suoi fan scommettono in perdita: «Toccherà a un cattolico, se no il Pd si spacca». Scaramanzia o realismo?

EMMA BONINO (stabile)
È vero che il potere del Vaticano sulla politica italiana non è più quello d’un tempo. È vero anche che col nuovo pontificato molte cose sembrano cambiare. Ma per il 90% dei ‘grandi elettori’ cattolici Bonino è sinonimo di Anticristo. È donna, ha credito in Europa e negli Stati Uniti, è stimata da moltissimi parlamentari: eppure è difficile possa diventare il candidato ufficiale di un partito. La sua unica speranza è che - dopo un certo numero di votazioni a vuoto - Berlusconi, apprezzandone lo spirito liberale e le posizioni sui magistrati, decida di sparigliare lanciando il suo nome tra le gambe del Pd e dei grillini.

GIULIANO AMATO (scende)
Uomo da sempre vicino al Dipartimento di Stato americano e stimato in Europa, così come Marini rappresenterebbe un’ottima scelta agli occhi del Pdl (e di Napolitano). Così come D’Alema, però, metterebbe in agitazione i cattolici del Pd e incoraggerebbe grillini e leghisti alle barricate. La mitica pensione da 30mila euro e il passato di craxiano di ferro (e solo per pochi quello di pugnalatore del Craxi in disgrazia) gli si ritorcerebbero contro. Più realistico pensarlo a capo di un governo di scopo, semmai.

MISTER X (sale)
Essendo Bersani (e in fondo anche Berlusconi) sensibile al clima anticasta, non si può escludere il colpo di scena: un esponente della società civile. Un ex presidente della Consulta o uno studioso alla De Rita. Comunque, nel caso, meglio se cattolico.

 

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