Il Papa nel mirino

E Dalla Germania agli Stati Uniti lo scandalo degli abusi sessuali dei preti investe ormai direttamente la figura di Benedetto XVI. Da ultimo è stato il New York Times a tirare in ballo il ruolo di Ratzinger quando era prefetto della congregazione per la Dottrina della fede. Perché in causa è appunto la stagione - lunga un paio di decenni - in cui il cardinale tedesco e futuro Pontefice, fu alla guida dell’ex Sant’Uffizio. D’altro canto è indubitabile che sia stato proprio l’attuale Papa a pronunciare gli interventi più severi contro la pedofilia nella Chiesa rompendo con le reticenze del passato, e ancora è stato certamente Benedetto XVI a dire con chiarezza che la gravità di un abuso commesso da un religioso è da considerarsi ancora più grave.
Ma se questa è una parte della verità indiscutibile, non c’è dubbio che il problema della copertura e dell’omertà rispetto al fenomeno ha caratterizzato a lungo tutta la gestione dei casi di pedofilia, e forse è anche nel pontificato precedente all’attuale che andrebbero ricercate molti dei problemi che stanno precipitando tutti insieme in queste settimane di passione.
Gli ultimi fatti emersi non sono molto diversi da altri casi simili. Il New York Times ha riesumato una storia già nota ma, particolare non secondario, è entrato in possesso di una documentazione riservata importante. Si tratta della storia di Lawrence Murphy, "molestatore seriale" della diocesi americana di Milwaukee, il cui caso, una volta finito nella mani della congregazione della Dottrina della fede, non sarebbe stato affrontato con la necessaria durezza.
Ancora una volta il direttore della Sala stampa vaticana è stato costretto a intervenire per difendere Benedetto XVI. «Avendo abusato sessualmente di bambini che erano non udenti - ha spiegato padre Federico Lombardi - padre Murphy ha violato la legge e, soprattutto, la fiducia sacra che le sue vittime avevano posto in lui». I fatti risalgono al periodo 1950-1974, ma il quotidiano americano ripercorre i vari gradi della vicenda e chiama in causa proprio Ratzinger e Bertone, in qualità, rispettivamente, di prefetto e segretario della Dottrina perla fede. Solo «alla fine degli anni Novanta - prosegue nella sua ricostruzione il responsabile della Sala stampa vaticana dopo che sono trascorsi oltre due decenni da quando gli abusi furono denunciati ai funzionari diocesani e alla polizia, alla congregazione per la Dottrina della Fede fu posta per la prima volta la questione di come trattare il caso Murphy canonicamente».
Resta il problema che nessun provvedimento severo fu preso a livello di legge della Chiesa - come la riduzione allo stato laicale - né dalla diocesi di Milwaukee né dal Vaticano: «Il fatto che padre Murphy era anziano e in pessima salute», ha spiegato Lombardi, ha indotto la congregazione per la Dottrina della fede a suggerire all’arcivescovo di Milwaukee che al sacerdote fosse limitato il pubblico ministero e che si assumesse «la piena responsabilità per la gravità dei suoi atti. Padre Murphy è morto circa quattro mesi dopo, senza ulteriori incidenti».
L’Osservatore romano ha risposto al New York Times, confermando la spiegazione di Lombardi e rilevando in prima pagina che «non c’è stato nessun insabbiamento». Tuttavia va rilevato che nel carteggio su padre Murphy fra la diocesi di Milwaukee e la Dottrina della fede rappresentata dall’allora
monsignor Tarcisio Bertone, secondo il New York Times emerge la scelta di non processare canonicamente il religioso autore di più di 200 abusi, ma di applicare le «misure pastorali» previste dal canone 1341. Una ricostruzione di fatto confermata dall’Osservatore romano.
Dai documenti emerge anche la preoccupazione degli organi vaticani per la situazione. La svolta messa in atto in questi mesi dalla Santa Sede sembra voler rompere vecchi schemi di reazione. In queste ore le autorità hanno dovuto indossare l’elmetto ed entrare in trincea, il conflitto infatti si annuncia lungo e tormentato, e ormai si tratta di difendere il Papa da attacchi diretti alla sua persona.
Ieri mattina, in concomitanza con l’uscita dell’articolo del New York Times, in piazza San Pietro si sono presentate alcune vittime di abusi sessuali degli Stati Uniti appartenenti allo Snap (Survivors network of those abused by priests), la più importante organizzazione a livello mondiale delle vittime degli abusi sessuali dei preti; hanno tenuto una conferenza stampa, poi sono stati fermati dalla polizia.
Nel frattempo hanno però reso noto che l’intenzione è quella di fondare delle sezione europee, compresa una in Italia, dell’associazione. Infine il problema dei risarcimenti economici, in America ne sono stati pagati di ingenti. Se questo fronte verrà aperto anche in Europa - come sta avvenendo in Germania -potrebbe avere conseguenze pesanti per le finanze di molte chiese che non è detto possano sostenere gli sforzi di cui si è fatta carico la Conferenza episcopale americana.
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