Il Papa attacca l’educazione sessuale

Dalla Rassegna stampa

«Protezione per cristiani in Medio Oriente». Dal terrorismo all’educazione sessuale obbligatoria, Benedetto XVI denuncia i pericoli per la libertà religiosa. Ricevendo gli ambasciatori in Vaticano, il Papa pensando innanzitutto alla normativa inglese invoca «i governi a promuovere sistemi educativi che rispettino il diritto primordiale delle famiglie a decidere l’educazione dei figli». Quindi, «non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione».
 
 Il Pontefice assicura che «la religione non costituisce per la società un problema, non è un fattore di turbamento o di conflitto». E la Chiesa «non cerca privilegi, né vuole intervenire in ambiti estranei, ma semplicemente esercitare la sua missione con libertà». Joseph Ratzinger invita a «riconoscere la grande lezione della storia» senza negare «il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà». Il Pontefice stigmatizza aggressioni e minacce: l’intolleranza verso i cristiani in Medio Oriente e in altri Paesi dove l’Islam mostra il suo volto fondamentalista, lo statalismo marxista che conculca la libertà della Chiesa in Cina e in paesi sudamericani nei quali si impedisce l’attività delle scuole cattoliche, il laicismo che avanza. In Occidente la tolleranza cela una rimozione delle radici cristiane che apre la strada ad abusi della dignità umana per la cui difesa si impegnano «le comunità cristiane, con il loro patrimonio di valori e principi», dopo aver contribuito «alla conquista di istituzioni democratiche e all’affermazione dei diritti e doveri dell’uomo».
 
 In una società «sempre più globalizzata», i cristiani «sono chiamati, non solo ad un responsabile impegno civile, economico e politico, ma anche alla testimonianza della propria carità e fede, per contribuire alla giustizia, allo sviluppo umano integrale e al retto ordinamento delle realtà umane». Il Pontefice condanna «gli attentati che hanno seminato morte, dolore e smarrimento tra i cristiani dell’Iraq», deplorando poi la strage di Capodanno in Egitto, dove «ad Alessandria, il terrorismo ha colpito brutalmente dei fedeli in preghiera in una chiesa». Una «successione di attacchi» che reclama urgentemente «misure efficaci perla protezione delle minoranze religiose».
 
 In Medio Oriente «i cristiani sono cittadini originali e autentici, leali alla patria e fedeli ai doveri nazionali: debbono poter godere di tutti i diritti di cittadinanza, di libertà di coscienza e di culto, di libertà nel campo dell’insegnamento e dell’educazione e nell’uso dei media». Tra i fatti che «ledono il diritto delle persone alla libertà religiosa», il Pontefice include «la legge contro la blasfemia in Pakistan». In Cina «la Chiesa è sottoposta a prove e sofferenze». Mentre il Vietnam normalizza i rapporti con la Santa Sede anche un altro Paese comunista, Cuba, fa registrare progressi.
 
 Il Papa punta l’indice contro le legislazioni permissive in tema di famiglia, aborto e fine vita, «tentativi di opporre al diritto alla libertà religiosa, dei pretesi nuovi diritti che sono l’espressione di desideri egoistici e non trovano il loro fondamento nell’autentica natura umana». Associazioni gay e Radicali protestano. Per Aurelio Mancuso, presidente di Equality, il «Papa re» ha «problemi di coerenza e linearità comportamentale» perché «negai diritti civili, le unioni gay e l’educazione sessuale che "offuscano" la battaglia vaticana per la libertà religiosa» ma sulla bioetica «si allinea ai paesi islamici responsabili delle repressioni religiose».

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