Pannella può essere di centro destra

Ad aspettare Pannella, insieme a Berlusconi non c’erano Bonaiuti, Vito, Quagliarella, i tanti del milieu radical socialista che si sono fatti strada in questi anni accanto al Cavaliere, molto più di quanto non avrebbero pensato. Non c’erano Taradash, Mellini e non poteva esserci Della Vedova che avrebbe voluto ma che non sarebbe stato invitato. Capezzone stesso, corno nelle biografie di Cicerone, poteva ascoltare solo da dietro un arazzo per non irritare l’ospite. Da parte sua l’omerico leader radicale, con lo sguardo perso a trovare qualcosa da scroccare, una sigaretta ad esempio, anche se era accompagnato non lo dava a vedere, data l’impalpabilità del seguito, il bambino cresciuto Beltrandi, la segaligna Bonino, a metà tra Hack e Montalcini, lo strascico delle mogli martiri e delle dame di Laico Vincenzo, il toscanaccio che in tanti anni di viaggi all’estero, non ha neanche migliorato l’italiano.
L’incontro è stato, proprio perché tutto incardinato sull’alta politica e sui diritti umani, di estremo cinismo e realismo quanto devono uno all’altro due grandi vecchi che hanno fondato movimenti legati a se stessi e probabilmente destinati a morire dopo la loro dipartita. Solo Alfano e Verdini, da un lato e la Bernardini dall’altro avevano negli occhi la stessa luce dei due vecchi, di connubio orgiastico, di avidità di potere, di odio omicida, insomma di politica vera. Un siciliano, inteso come modus pensari e politicanti, un socialista realista, cioè del vero socialismo reale, una radicale donna ed anticlericale cresciuta da sinistra estrema nella Roma del Papa e della sinistra capitolina della Palombelli. Una Boniver, mille volte meglio, radicale. La sommatoria tecnocratica nazional cattolica conservatrice socialdemocratica liberai nordista, consolidatasi negli anni è un gollismo all’italiana con politiche social democratiche che solo per facilità si chiama centrodestra. Il radicalismo italiano, che la stampa (non berlusconiana) voleva cancellare, è ormai un non sense: nato per far conoscere la bellezza dei diritti umani a Lerner ed ai suoi amici di Servire il popolo, ha vinto col campo laico socialista largamente la sua battaglia. Inutile litigare: le quote rosa nei CdA sono state approvate bipartisan. Il laicismo diffuso è un dato acquisito; anzi negli anni berlusconiani, l’Italia ha cancellato del tutto quella morsa beghino berlingueriana che godeva di dolore ed austerità. Nei giorni dello scandalo sessuale, questo dato si fa strabiliante: quello che con rabbia viene detta indifferenza del popolo è la vittoria del pensiero libertino che precedette quello libertario e liberale. Non a caso si tratta di una mentalità che segue alla vittoria berlusconiana in trasferta, sul tema femminile: a quel leader guardano e si rifanno le nuove donne in politica che malgrado le ironie non fanno perdere punti ai propri governi come la Rosy o la Concita o la Lilly o la Tana. Marco che ai bei tempi guardava i filmini svedesi con le compagne cinesi o i finiani cinesi con i compagni svedesi guarda negli occhi uno che fa meglio di lui.
Al Cavaliere tanti, non tutti, i temi radicali, che in Europa radicali non sarebbero, non dispiacerebbero; fatto sta che le cose sono di tre tipi: quelle che lo toccano, assieme a famiglia e azienda; quelle indispensabili agli alleati necessari e quelle che è difficile e poco remunerativo fare. Anche per Alfano, ex Dc che si è fatto strada tra Miccichè e Cuffaro, le cose sono di tre tipi: quelle fondamentalissime per la Sicilia, la Chiesa ed il conservatorismo prudente cattolico; quelle meno fondamentali; quelle di facciata, quisquilie. Che è poi lo stesso modus, in termini disomogenei della Cl lombarda. Il seguito di Pannella sciorina il messale - La Peste italiana - un prontuario sull’impossibilità di governo in ogni dove. Marco che amava Craxi che poteva farlo ministro e gli consigliò la galera e Scalfaro, rivede l’uomo con cui sperava di fare il salto di carriera. È stanco, vecchio, ha fatto arrabbiare Bordin, nemmeno lo si comprende quando parla, caratteristiche che chissà perché ebbero da vecchi anche Saragat, Malagodi e Nenni, nonché Ruggero Orlando. Però è inutile portargli via le menti giovani. Opera sua, il popolo radicale gli è legato per la vita. I radicali, poche decine di attivisti, sono, a lasciarli fare delle bombe nucleari; le loro idee, poco alla volta, si fanno strada, esattamente come è sempre successo ai socialisti. Hanno il difetto di non essere interessati al Paese; di fronte ad un panorama, una bella donna, un’opera d’arte come i leninisti discutono di politica. Fosse per loro sarebbe tutta una caccia ai dittatori caduti e deboli, con gioia di quelli intoccabili. Ora però metà del paese, priva di un programma tv e di un giornalista all’altezza, ha gioito per la telefonata di insulti a Lerner. Se un terzo del paese ha sempre nel cuore un altro milanese a San Vittore, metà sogna l’assalto all’arma bianca a Palazzo dei Marescialli, al tribunale mlanese, una enorme jacquerie vandeana di segno moderno. Che è poi quello che strilla il duo lescano Santanchè-Brambilla. Freddo, come il predo della Magliana, il Caimano fa i conti: ha bisogno di deputati, ce ne stanno sei; questo alla Giustizia fa peggio che mille jacquerie e palazzi d’inverno; soprattutto è intoccabile dall’accademia di sinistra cui ricorda la coda di paglia delle rivoluzioni mancate. Un Marco ministro cancella d’un tratto l’immoralità; fa l’amnistie, non leggine Ghedini ma la cacciata dei Palamara dal tempio. D’un tratto gli occhi ancora più freddi e ghiacci della Bernardini lo incitano; non solo perché è sempre una bella donna, ma perché gli mostrano l’invitante prospettiva di tante castagne desiderate che solo i radicali potrebbero fare incuranti delle mani incendiate: privatizzazione della Rai, eliminazione della trattenuta alla fonte. Marco pensa alla fatica di spostare un piccolo mondo di iscritti ed uno enorme di simpatizzanti, da sinistra a destra, poi da destra a sinistra ed ora di nuovo a destra. Dovrebbe promettere di non pronunciare verbo su tre quarti del suo programma. Più che il terzo del programma quello che vuole è la garanzia di sopravvivenza almeno per un po’ del suo partito. È egoista, ma quello è figlio suo almeno riconosciuto. Lui non è come Emma cui interessa solo se stessa ormai tutt’uno con quel mondo di indipendenti Pci che l’hanno sempre voluto fare fuori. I vecchi sospirano, uno mormora, ad Umberto andrebbe bene. Una piccoletta che non si vede - Anche ai camerati. Verdini annuisce. La Rita sibila:"Primo atto, metà detenuti fuori" Ed il giovane "Vado a convincere Letta di convincere la Cci". Quanto precede è frutto di fantasia e non ha nulla a che vedere con fatti realmente avvenuti. Solo una cosa è vera: si può portare i radicali al centrodestra.
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