Pannella: non stacchiamoci dal Pd

Dalla Rassegna stampa

Non è il tono ultimativo che aveva scelto venerdì il segretario Mario Staderini aprendo i lavori del IX congresso dei Radicali. «C’è un rischio di rottura con il Pd, perché da parte dei democratici vengono poste in essere pratiche antiradicali». Ma il difficile rapporto con Pierluigi Bersani e i suoi tiene banco anche nella seconda giornata della convention. Così è quando sul palco sale Marco Pannella, debilitato dal nuovo sciopero della fame e della sete per protestare contro la situazione delle carceri e la condanna a morte in Iraq dell’ex vicepremier Tareq Aziz («testimone chiave di quella tragedia, per questo vogliono chiudergli la bocca»).
 
Il leader storico ha difficoltà a parlare, ma non si risparmia per rimbrottare nuovamente il Pd. «Il gioco democratico - spiega Pannella - deve essere conosciuto, chiaro, altrimenti la gente non vi parteciperà». Certo Pannella non è tenero nemmeno con Silvio Berlusconi «che va avanti verso il baratro con la forza di gravità ed accelera irrimediabilmente fino al disastro finale». Ma il suo principale bersaglio è Massimo D’Alema. In particolare a Pannella non va giù l’invito lanciato giovedì scorso durante un dibattito con monsignor Rino Fisichella, quando l’ex ministro degli Esteri aveva chiesto al mondo cattolico una condanna morale nei confronti del premier.
 
«Massimo è potente - dice Pannella - anche il Papa si pronuncia su una sua imbeccata». Attenzione, però, avverte il leader radicale, «criticare D’Alema non è andare contro il Pd dal quale non mi voglio staccare. Ma mi domando perché non è stata aperta anche con noi una discussione sulla situazione politica evitando ingerenze da parte di altri per ottenere una scomunica». Quindi l’ultimo affondo. «Massimo - aggiunge Pannella non senza ironie - è uno che sta sopra le idee, sopra il sentire comune». Lo stesso, rimarca, «che Berlusconi ha proposto come ministro degli Esteri dell’Ue per poi consentirgli, fallito quel passaggio, di fare il presidente del Copasir». Lo stesso, aggiunge poi, «che appoggiò Romano Prodi al posto di Emma Bonino alla commissione europea». Insomma, non è l’annuncio di una rottura, sebbene i radicali minaccino l’uscita dai gruppi parlamentari, ma la via della pace con il Pd resta assai intricata.

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