Pannella dal Cavaliere Numeri, riparte la sfida

Dalla Rassegna stampa

I giochi sembravano chiusi con l’incontro Pannella-Bersani. Ma ieri sera, a sorpresa, il leader storico dei Radicali ha rivelato un vertice con Berlusconi, Letta e Alfano. Marco Pannella ha parlato di incontro «lungo e importante, non tanto in vista del 14, ma delle situazioni che ne dovranno scaturire». E ha spazzato via ipotesi di «logore e screditate, ammucchiate, dette e riproposte come "unità nazionali"». Il comunicato radicale riaccende le speranze del centrodestra di sbaragliare le opposizioni anche alla Camera e costringe ad aggiornare il pallottoliere, con le riserve del caso.
 
 «Se pure fosse, siamo 316 a 311...». Il futuro del governo è chiuso tra le dita di una sola mano. Il margine di vantaggio di Fini, ammette Italo Bocchino, si è ridotto a cinque voti appena. Sempre che dai sei radicali non arrivino colpi di scena: basterebbe l’astensione per ribaltare i pronostici. «Se pure fosse...». Il condizionale di Italo Bocchino racconta gli ultimi passaggi di campo. Dalla crisi di coscienza di Scilipoti, che ha messo un piede fuori dall’Idv, al movimentisino dell’ex veltroniano Calearo. Oggi una conferenza stampa dei due, con l’aggiunta di Bruno Cesario, vedrà forse la nascita di un sottogruppo filoberlusconiano del misto, in bilico tra astensioni e voti a favore. Ci sarebbe già il nome: «Movimento per la responsabilità nazionale». Ma sono ore di annunci e ripensamenti. «Devo ancora decidere come voterò - alza il prezzo Calearo -. Berlusconi non lo sfiducio, ad oggi sono per l’astensione. Lo ascolterò e poi farò la mia scelta». Cesario, altro ex pd, voterà la fiducia. Scilipoti invece non sa che pesci prendere e racconta di aver ricevuto mail di minacce. Una dice: «Volevo ricordarle che in tempo di guerra i traditori venivano fucilati alle spalle, buon lavoro». Se Scilipoti vota sì, il blocco Fini-Casini-Bersani-Di Pietro scende, da 317 a 316, con la possibilità di risalire una casella se Giampiero Catone dovesse ricucire con il Fli. Poi c’è l’incognita delle oppositrici in gravidanza: le finiane Cosenza e Bongiorno e la Mogherini del Pd. E qualche novità potrebbe arrivare dai finiani moderati, o almeno questo si aspettano i mediatori di Palazzo Chigi. «Ci sono persone dentro Fli che la sfiducia non vorrebbero votarla», ammette Silvano Moffa e disvela un malessere che dal Pdl viene conteggiato in sette deputati, i quali potrebbero astenersi, disertare l’aula o persino votare sì.
 
 «Il voto anticipato è follia», conferma gli umori delle colombe Giuseppe Consolo e sulla sfiducia è cauto: «Devo sentire Fini». E i sette che starebbero per cedere? «Io non li vedo - risponde Consolo - però Moffa, Menia, Ronchi, Patarino, Polidori e Paglia la pensano come me. Siamo noi i magnifici sette? No... Avremmo anche dato una mano a Berlusconi, ma sentirci chiamare traditori ci ha fatto male. Inutile fare la conta, noi seguiremo Fini». Si parla di pressioni fortissime sugli indecisi e persino di passaggi di denaro, anche sotto forma di contratti di consulenza che verrebbero stipulati dai partiti. Francesco Pionati dell’Ade va a caccia di «tentennanti», ma giura di non offrire soldi. Calearo, insultato via mail dagli elettori come «traditore», ha raccontato di donazioni sino a 500 mila euro. E Pionati lo provoca: «Lui i soldi li ha, io al massimo posso offrire un caffè...».

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