A Palermo antimafie contro

Dalla Rassegna stampa

Già dire che «Le primarie non sono un pranzo di gala» è una parafrasi che rivela un fondo inquietante. Mao parlava della rivoluzione, che presumeva nella sua logica un nemico da abbattere. Le primarie dovrebbero presupporre un'area che si candida a governare unita. A giudicare dal linguaggio delle reazioni al voto palermitano siamo oltre le fasi più esagitate della "rivoluzione culturale" scatenata da Mao contro i suoi rivali. Le primarie di Palermo? «Una vicenda dai confini ambigui» secondo il dirigente locale di Rifondazione, Ficarra, che definisce il voto per il vincitore «una marea nera». L'alternativa sulla interpretazione della vittoria di Ferrandelli, proposta da Claudio Fava, non lascia scampo: «Solo uno stolto o un bugiardo può negare che a vincere è stato Raffaele Lombardo» e «Solo un fesso o un ipocrita può trovare negli abbracciamenti di Ferrandelli dopo la vittoria una traccia di battaglie civili». Fava se la prende con Crocetta e Sonia Alfano cui imputa la esultanza per la sconfitta di Rita Borsellino, dopo che i due - ma non solo loro - hanno «costruito un fortunato percorso in nome dell'antimafia». Insomma, si ritiene mortale l'abbraccio, anzi «l'abbracciamento», con la giunta Lombardo dove peraltro siedono magistrati come Massimo Russo e Caterina Chinnici. E coerentemente Fava invita Rita Borsellino a candidarsi lo stesso. Quando si compattò, questa "antimafia" finì per colpire la sinistra, ora che si dilania rischia di completare l'opera.

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