Paghiamo ancora 800mila euro per i viaggi degli ex deputati

Dalla Rassegna stampa

«Con quel poco che ci danno come vitalizio, per gente che ha 80 anni e magari è malata, ha difficoltà a muoversi, e deve andare avanti con 4mila euro di pensione.
Molti di noi non riescono a campare, e a Roma non ci vengono neppure più» dice con amarezza Gerardo Bianco, ex ministro e presidente dell'«Associazione ex parlamentari», con 1600 associati su 2700 ex deputati e senatori complessivi, vivi e vegeti malgrado le ristrettezze. «Chi come me ha fatto più di 4 legislature arriva a 5.500 euro, ma altri prendono anche meno, la maggioranza è sui 4mila. Ci sono situazioni difficili, oggi mi ha scritto un ex deputato ligure, con tre by-pass, che se la prende con me perché dal 2005 i nostri vitalizi non vengono più adeguati. Per chi ha dedicato la vita alla politica è umiliante. Capisco che rispetto a una pensione di operaio sono tanti soldi, ma altri funzionari dello Stato hanno pensioni molto più alte».
Ristrettezze che poi li tengono lontani dalla vecchia Camera, anche se il viaggio - biglietto aereo o treno - è pagato dalla Camera dei deputati. Il totale spunta nel bilancio consuntivo appena approvato. Ottocentomila euro in un anno per «Rimborsi di viaggio ai deputati cessati dal mandato». Il rimborso spetta agli ex deputati e non agli ex senatori, a cui è stato tagliato nel 2010, insieme a una bella sforbiciata anche sui viaggi degli ex inquilini della Camera (1.650.000 euro, all'anno, in meno rispetto a prima). Si è introdotto poi un sistema che porterà con gli anni all'esaurimento della scorta.
Ma quali viaggi rimborsano? Non le gite al mare o i week end in agriturismo, ma solo i viaggi dalla città di residenza a Roma, motivati per attività politiche legate al vecchio mandato. Per gli ex deputati con più legislature siamo sui mille euro l'anno di rimborsi, ma è impossibile definire una cifra precisa di rimborso spettante agli ex (categoria di cui fanno parte molte meteore, da Cicciolina a Sergio D'Elia al no global Caruso, anche loro tra i possibili beneficiari di viaggi rimborsati). Dipende da due fattori: l'età dell'ex deputato (il contributo cala con l'aumentare degli anni) e la durata del mandato (più soldi per più legislature). «È un meccanismo complicato» conferma l'onorevole questore della Camera, Gabriele Albonetti. Non è chiarissimo che tipo di documentazione debba produrre l'ex deputato (e nemmeno se lo debba fare) per dimostrare che il suo è un viaggio istituzionale a Roma. Comunque sia, stando a quanto dice Bianco, nove legislature da deputato alle spalle, l'assegno mensile della maggioranza degli ex non basta per sostenere trasferte a Roma, poiché l'albergo e il vitto non sono rimborsati, diversamente dai viaggi.
Eppure la spesa della Camera per i vitalizi degli ex tocca una cifra ragguardevole: 96.605.000 euro di «vitalizi diretti» e 24.500.000 di «vitalizi di reversibilità» goduti da vedove e figli. Dentro ci sono anche ex parlamentari per un giorno, come il radicale Luca Boneschi, eletto il 12 maggio 1982, dimessosi il 13 maggio 1982, un giorno dopo. Per quelle 24 ore di duro lavoro Boneschi prende 3.108 euro lordi al mese di pensione. Ma ci sono altri pensionati senza sforzo. Paolo Prodi, fratello di Romano, è stato in Parlamento 126 giorni, per una pensione di 3.108 euro. Stesso vitalizio per Eugenio Scalfari e anche per Toni Negri, che invece lo ha fatto per 64 giorni complessivi. Loro però non fanno parte dell'«Associazione ex parlamentari». «In altri Paesi le associazioni di ex deputati vengono trattate coi guanti bianchi, in Italia invece no. Tra di noi ci sono ex ministri, ex sottosegretari, relatori di finanziarie, gente di grande spessore e competenza, come Visco, Cacciari, Zanone, Filippo Maria Pandolfi». Si sono anche offerti di fare da consulenti, gratis, per il governo, ma Monti non sembra molto interessato. «Ci ha risposto cortesemente - racconta Bianco - che avrebbe tenuto in considerazione la cosa».
Poi più niente. Non vale più la pena di venire a Roma. Nonostante le molte iniziative dell'associazione: convegni sui moti risorgimentali, sul debito pubblico italiano, sui costi della democrazia... E sul nuovo regime sui vitalizi, quello contributivo, introdotto nel 2011. Che ha destato enormi preoccupazioni tra gli ex parlamentari che, confortati dal parere di studi legali, hanno preparato ricorsi per difendere il «diritto acquisito». Se viaggeranno alla volta di Roma, sarà per dibattere in udienza.

 

 

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