«Pace in Medio Oriente» Veglia della Comunità ebraica

Dalla Rassegna stampa

In centinaia ieri sera hanno risposto all’appello lanciato dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici per una veglia di solidarietà alle popolazioni straziate dalla guerra in Medio Oriente. «Hamas deve essere annientata», ha detto. «Da Roma parta una fase nuova, rimettiamo indietro le lancette: ripartiamo da quell’incontro in Vaticano tra papa Francesco, Peres e Abu Mazen e aiutiamo i palestinesi a costruire il loro Stato, ma senza Hamas che - scandisce Riccardo Pacifici al microfono - deve essere annientata e decapitata con ogni mezzo, così come fecero le truppe alleate in Europa con il nazismo». Ma, ripete il presidente della comunità ebraica di Roma, «tutto parta dalla nostra città: Renzi, Mogherini, aiutateci a portare tutte le parti qui, incontriamoci con la comunità palestinese e aiutiamoli a liberarsi di Hamas, perché i nemici non sono i palestinesi, ma i terroristi di Hamas».

In centinaia al Pantheon lo ascoltano, tra cui tanti politici, di destra e sinistra (assente l’annunciato Silvio Berlusconi): da Renato Brunetta a Marco Pan nella, da Fabrizio Cicchitto a Gianni Cuperlo e Franco Marini, da Franco Carraro al leader del pd Romano Tommaso Giuntella fino al renziano Marco Carrai collegato via Skype e all’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. E poi, uomini e donne della società civile, ragazzi e ragazze che hanno risposto al suo invito per quella che lui definisce «non una manifestazione, ma una veglia, una serata di pensieri, meditazioni per condividere la nostra angoscia verso quelle popolazioni che stanno vivendo la guerra in Medio Oriente». Ci sono le bandiere di Israele. E qualcuno distribuisce cartelli: «Hamas e i palestinesi non sono la stessa cosa». O anche: «Come si fa la pace con un nemico che ti vuole distruggere?».

Ci prova a spiegarlo Johanna Arbib, presidente mondiale del Keren Hayesod, quando racconta della paura di sua figlia durante le sirene che annunciano i missili: «Sono 13 anni che siamo bombardati, Israele ha il diritto-dovere di difendersi, ma dobbiamo condannare Hamas, solo così si combatte il terrorismo: aiutateci». E via via sul piccolo palco montato in piazza della Rotonda scorrono immagini di bambini che piangono, persone che fuggono, sirene che suonano, in Israele, ma anche a Parigi, sulla metro di New York. «Come sarebbe la nostra vita se suonassero allarmi anche nelle nostre città?» chiede Ruben Della Rocca, assessore alle Relazioni esterne della comunità ebraica, che sottolinea: «Ma Hamas e palestinesi non sono la stessa cosa: Hamas tiene in ostaggio la sua popolazione, soprattutto bambini e malati, in una guerra malsana: è devastante quando muore un bambino, ma qualcuno deve fermare quei razzi». E ancora Pacifici: «Noi ci vergogniamo quando un ebreo uccide un bambino (applausi), ma questa è una guerra contro Hamas, vogliamo aiutare i palestinesi a far nascere il loro stato democratico vicino al nostro». Ricorda Ruben Della Rocca: «Shalom e Salom sono due parole simili in due lingue diverse, ma il significato è lo stesso: pace».

 

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