E ora torna il gelo tra Pd e radicali

Dalla Rassegna stampa

Non vorrei ora che al danno si aggiungesse la beffa e cioè che le reti Mediaset possano godere
della massima libertà, e che la tv commerciale ne esca favorita in termini di share e pubblicità».
Ieri mattina il segretario del Pd, Bersani, era a dir poco irritato dopo il rigore segnato del centrodestra in Vigilanza con l`assist del radicale Beltrandi. E l`umore del leader Pd era funestato non tanto dalla mossa dell`alleato in dissenso dal gruppo, «si sa che quella è la solita battaglia dei Radicali», quanto piuttosto dal timore che l`esito della vicenda possa appunto riassumersi in
due parole, «cornuti e mazziati», che non farebbero certo bene all`immagine del Pd. Si perché ora l`attenzione di tutti i contendenti è spostata sulle decisioni dell`Agcom, deputata a stilare il regolamento per le campagne elettorali sulle reti commerciali. Un regolamento che solitamente è fotocopia di quelli varati dalla Vigilanza, ma che ora l`Agcom si è riservata di approfondire meglio, in attesa di chiarimenti, sulla parte che riguarda l`ultimo mese di campagna per le regionali. Dunque, se è vero, per dirla con Bersani, che «i Radicali se la potevano pure risparmiare, il paradosso è che il Pdl, da sempre contro la par condicio, ora se ne è fatta una ad hoc peri suoi scopi elettorali». Insomma, una brutta gatta da pelare che ieri ha costretto i vertici del Pd a sudare sette camicie per tenere a freno i malumori della base contro i Radicali e per dirottare la rabbia contro Berlusconi. «Il dominus di questo blitz è lui - ragionava Paolo Gentiloni - perché così ha ottenuto
un risultato mica male: non avere in campagna elettorale trasmissioni che possano fare inchieste e approfondimenti, considerando che ogni giorno 20 milioni di italiani vengono informati solo dai tg controllati dalla maggioranza». «Ma è vero pure che se non ci fosse stato Beltrandi il Pdl non
avrebbe avuto il coraggio di proporre una cosa del genere», obietta Roberto Rao dell`Udc. Una constatazione che spiega bene il perché della litigata tra il capogruppo Pd Morri e Beltrandi l`altra notte in commissione e i mugugni che serpeggiavano tra le file dei Democrats a San Macuto. Mugugni che lambivano anche la conduzione del presidente Zavoli che aveva affidato a Beltrandi
il compito di fare il relatore di un provvvedimento così delicato. Zavoli ne è uscito così amareggiato che ieri mattina è arrivato perfino a valutare le dimissioni, rientrate dopo una serie di contatti mirati, da cui è uscito rimettendosi all`opera per raddrizzare la situazione. E dopo una riunione dell`ufficio di presidenza della Vigilanza, Zavoli ne è uscito con il mandato di tentare di concordare
con Garimberti e tutto il vertice della Rai alcune correzioni nell`applicazione del regolamento. Anche
perché in tutto questo parapiglia, si sono accesi pure i riflettori dal Quirinale, «preoccupato - ha fatto
sapere Zavoli - per la garanzia del diritto di parola anche ai partiti più piccoli», penalizzati dall`altra
norma contestata,` quella che li esclude dall`obbligo di presenza nellà prima parte della campagna elettorale in vigore da oggi.

© 2010 La Stampa. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK