Ora Silvio è meno isolato

Dalla Rassegna stampa

Si discuterà ancora a lungo se l’aggressione di domenica a Berlusconi debba essere considerata il gesto di un folle, che il padre ha pietosamente definito «neurolabile», o il frutto avvelenato del degrado del clima politico negli ultimi mesi. Magari si è trattato di entrambe le cose, anche se il governo, logicamente, tende a sottolineare il secondo aspetto, mentre l’opposizione non insiste sul primo.
A ben guardare questo è già un primo risultato del brutto imprevisto che ha costretto tutta o quasi (con l’eccezione di Di Pietro) la classe politica a fare i conti con la realtà di cui avevano perso il controllo. Tra Quirinale e Palazzo Chigi, tra governo e opposizione, tra partner della stessa coalizione, da mesi tutti i più importanti canali di comunicazione istituzionale erano ostruiti. La solidarietà a Berlusconi dopo l’aggressione almeno è stata l’occasione per riattivarli.
La telefonata di Napolitano al premier, le visite di Fini e soprattutto di Bersani al San Raffaele, oltre, naturalmente, alle loro chiare parole sull’inaccettabilità della violenza, in un Paese che ha conosciuto la tragedia del terrorismo, sono servite a riannodare una tela di relazioni personali che da tempo sembrava definitivamente sfilacciata. Il peregrinaggio di mezzo governo, del fido Bossi e di delegazioni a vario livello del Popolo della libertà, al capezzale del presidente ferito, hanno fatto il resto. Così, per la prima volta dopo molti mesi, Berlusconi non è apparso più isolato, o circondato da una sorta di cintura di protezione politica come accadeva nell’ultimo periodo.
Naturalmente ciò non muta la natura dei problemi, a cominciare da quelli della giustizia, che hanno subito ieri un surriscaldamento, per restare in tema di clima, con il parere di incostituzionalità del «processo breve» approvato a maggioranza dal Consiglio superiore della magistratura. Si tratta, è bene ricordarlo, di un parere non vincolante per il Parlamento che sta per legiferare sulla materia. Ma solo il clima di perdurante emozione per l’aggressione di domenica ha impedito ieri che contribuisse a innescare nuovi scontri.
In sé, la ripresa di relazioni personali tra soggetti istituzionali che da settimane non si parlavano non ha un valore politico preciso. Ma il riavvicinamento tra persone che stanno ai vertici dello Stato può favorire forse un’intesa anche minima tra leader finora schierati su sponde opposte. Per fare cosa, è ancora presto per dirlo. Per il momento basterebbe che fosse condivisa la volontà di trovare la strada per portare il Paese fuori dall’angolo in cui è finito.

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