E ora, che Chiesa sarà?

Dalla Rassegna stampa

«Un fulmine a ciel sereno». Al termine del concistoro, durante il quale Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni, il cardinale Angelo Sodano ha espresso così lo shock per quello che ha appena ascoltato. Lui, decano del collegio cardinalizio, sicuramente era già informato della decisione del papa. Proprio lui, otto anni fa, il 19 aprile del 2005, al termine del conclave aveva chiesto «con voce trepida» al cardinale Ratzinger: «Accetti la tua elezione a sommo pontefice?». Ecco perché, anche se preparate, le parole del cardinale Sodano appaiono pronunciate a braccio. In esse c’è tutta l’emotività della sorpresa che ha fatto il giro del mondo in un attimo.
Eppure il decano del collegio cardinalizio sapeva. Così come sapevano tutti i collaboratori del papa e tutta la macchina curiale che non poteva farsi trovare impreparata di fronte a un cataclisma del genere. Una decisione «presa da molti mesi, dopo il viaggio in Messico e a Cuba, in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere», come ha confermato ieri il direttore dell’Osservatore romano, Giovanni Maria Vian, in un editoriale intitolato «Il futuro di Dio». Insomma il papa non ha abbandonato la nave senza averla ancorata prima a un porto sicuro. Senza essere certo che la fase nuova che si apre per la vita della Chiesa non fosse governabile.
Solo oggi, però, dopo la grande rivelazione, diventano più chiare alcune decisioni prese nelle ultime settimane. Piccoli ritocchi che sembravano far parte di quella riorganizzazione interna alla quale Benedetto XVI lavorava in modo certosino da anni. Come, ad esempio, la nomina a fine gennaio a vicedirettore della sala stampa di Angelo Scelzo, fino ad allora sottosegretario del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali. Scelzo era stato messo ad affiancare l’altro vicedirettore, padre Ciro Benedettini, con uno specifico incarico agli accrediti giornalistici. Un potenziamento della struttura della rete di comunicazione vaticana che, insieme alla nomina del nuovo direttore del Centro televisivo vaticano, monsignor Dario Edoardo Viganò, sembrava presagire a un imminente sovraccarico di lavoro che la decisione di papa Ratzinger e un conclave velocissimo avrebbero comportato. Bastava vedere ieri la sala stampa vaticana, in pochi minuti invasa da centinaia di giornalisti e dall’arrivo delle troupe televisive, per capire quante richieste di accredito arriveranno nelle prossime ore.
Che la macchina vaticana fosse pronta a ricevere l’assalto dei media internazionali lo conferma anche la maestria con la quale il direttore della sala stampa vaticana e della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, ieri mattina ha tenuto testa a decine di domande dei giornalisti di tutto il mondo su un evento storico, complesso, ancora difficile da inquadrare. Anche lui, che ha ammesso di essere stato «colto di sorpresa», sembrava aver assorbito già da tempo il peso di questa decisione.
Un altro piccolo indizio di un addio annunciato sta nel ritardo della pubblicazione dell’Annuario pontificio, l’organo informativo della Santa Sede che monitorizza tutta la composizione della Chiesa con notizie biografiche e statistiche – a partire dall’elenco di tutti i papi del passato, ai membri delle congregazioni romane, ai cardinali, ai vescovi, alle diocesi, ai vertici degli istituti religiosi in tutto il mondo. L’edizione del 2013 non è ancora stata pubblicata. Forse perché si temporeggiava per inserire delle nomine in via di definizione? O forse perché già si sapeva che nell’Annuario pontificio 2013 si sarebbe dovuto inserire il nome del nuovo papa?

 

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